È lecito adottare per una donna che ha abortito?

Quindici interruzioni di gravidanza in sedici anni. È una vita segnata dall’esperienza dell’aborto quella che la scrittrice portoricana Irene Vilar ha deciso di raccontare in “Impossible Motherhood” (“Maternità impossibile”). Vilar, come lei stessa la definisce, è diventata una sorta di “abortion addiction” (dipendendente da aborto). L’autrice non è l’unica donna a essere ricorsa più volte all’aborto: circa metà delle americane che hanno interrotto la gravidanza nel 2004 (circa 1,5 milioni) lo avevano già fatto precedentemente. Quasi il 20% ha abortito due volte nella vita e il 10% anche tre o più volte.

Il libro, che è uscito negli Stati Uniti lo scorso 16 ottobre, ha spaccato l’opinione pubblica mondiale e ha aperto nuovi inquietanti scenari. È possibile per una donna che ha rinunciato così tante volte alla vita diventare madre? Con il via libera alla pillola Ru486 anche in Italia si va incontro a una banalizzazione dell’aborto?

Giovanni Paolo II nell’enciclica “Evangelium Vitae” sosteneva che le scelte contro la vita, un tempo unanimemente rifiutate dal comune senso morale, sono diventate a poco a poco socialmente rispettabili. Senza confrontarsi con i dati americani anche i numeri italiani sono preoccupanti: il 26,9% delle donne italiane che hanno abortito si sono già sottoposte ad altri interventi per interrompere la gravidanza.

A questo punto è naturale domandarsi: è lecito dare la possibilità ad una donna che ha abortito più volte di adottare un bambino?

Esprimi la tua opinione

Attenzione! è possibile votare una sola volta. [poll id=”4″]