Elezioni politiche 2022. La maternità surrogata può essere oggetto di campagna elettorale?

La politica dovrebbe affrontare i temi della vita non dal punto di vista dell’etica e della morale, ma da quello dei bambini e dello sviluppo umano integrale

Alla domanda, in sé, se la maternità surrogata possa essere argomento di campagna elettorale, la risposta è “sì”. L’argomento viene esplicitamente affrontato nei programmi della destra.
Ecco perché la prima cosa che vorrei fare è sgombrare il campo da qualsiasi ideologismo che porti a pensare che, se ti occupi di certi argomenti, sei immediatamente assimilabile a ex fascisti, picchiatori, omofobi, etc.
Personalmente non ritengo di avere appartenenze ideologiche, ma trovando in politica tante persone, sia a destra sia a sinistra, disposte ad ascoltare, vorrei tentare di parlare, con umiltà, di questo argomento che mi tocca il cuore la testa e l’anima.

“Sfruttare la donna è distruggere l’armonia che Dio ha voluto dare al mondo”

Inizio, pertanto, citando parole più autorevoli delle mie. Quelle di Papa Francesco: se “Sfruttare le persone è un crimine di lesa umanità, sfruttare una donna è più di un reato e di un crimine: è distruggere l’armonia che Dio ha voluto dare al mondo, è tornare indietro» (meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae “La donna è l’armonia del mondo”, Giovedì, 9 febbraio 2017).
La maternità surrogata non è una questione di partito. Ma è una questione di bambini, che imparano a pronunciare mamma come prima parola (e ci sarà un perché). È una questione di anti poesia. Per fare un figlio bisogna che due anime si incontrino, non solo a livello emotivo ma a livello fisico, direi “liquido” (e, anche qui, ci sarà un perché). È una questione di sviluppo umano, integrale, perché se un figlio non ti viene naturalmente puoi sempre accoglierlo nel tuo cuore. E questo si chiama “sterilità feconda”. Perché c’è un modo per riparare a tutto l’orrore dell’abbandono di infanti nel mondo: si chiama adozione.
Cerchiamo di vederci proiettati a casa nostra tra cinquecento anni con la pratica della surrogacy sdoganata. Che tipo di figli e di società avremo? La donna che ruolo avrà? La poesia, il desiderio, l’amore, come saranno? La cura di Battiato come sarebbe cantata? La questione di genere sarà una battaglia portata avanti nelle élite mentre, nel mondo di sotto, le donne saranno sempre delle generose incubatrici servienti?
In questi anni uno dei film a me più cari è Cloud Atlas: se si vuole comprendere cosa intendo per “servienti” si guardi il film o si legga la storia.

Ai candidati in corsa per le prossime elezioni, chiederei una sola cosa in merito: di applicare l’articolo 6 della legge 40 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” co 1. (Consenso informato). Per le finalità indicate dal comma 3, prima del ricorso ed in ogni fase di applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita il medico informa in maniera dettagliata i soggetti di cui all’articolo 5 sui metodi, sui problemi bioetici e sui possibili effetti collaterali sanitari e psicologici conseguenti all’applicazione delle tecniche stesse, sulle probabilità di successo e sui rischi dalle stesse derivanti, nonché sulle relative conseguenze giuridiche per la donna, per l’uomo e per il nascituro. Alla coppia deve essere prospettata la possibilità di ricorrere a procedure di adozione o di affidamento ai sensi della legge 4 maggio 1983, n. 184, e successive modificazioni, come alternativa alla procreazione medicalmente assistita. Le informazioni di cui al presente comma e quelle concernenti il grado di invasività delle tecniche nei confronti della donna e dell’uomo devono essere fornite per ciascuna delle tecniche applicate e in modo tale da garantire il formarsi di una volontà consapevole e consapevolmente espressa.
La PMA non è surrogacy. Intendiamoci. Ma questa legge ci insegna come ogni cosa è sempre prima una questione di consapevolezza e di volontà.

Si può parlare di tutto e con chiunque. Ma importante è che le persone assumano decisioni consapevoli e non sopraffatte da correnti casuali del mainstream.
Al momento, la confusione mentale è tanta. Le armi della democrazia e della moralità sono spuntate. Il potere, conquistato per egoistico profitto neppure funziona più perché, una volta afferrato, viene utilizzato contro se stessi. In poche parole siamo su un treno che deraglia e tutti insieme facciamo grande festa, pensando tutti di essere capaci di condurlo in salvo, ingozzati da ciambelle perfette, pulite, sfornate senza difetti e sbavature alcune.

Siamo troppo grandi per cadere

Intanto le competenze sul sesso, sulla femminilità, sulla maternità, sulla famiglia, sono state spostate dal vagone della vita al vagone del piacere uterino… Che pure sarebbe sacrosanto, se non lo si staccasse dalla persona nel suo insieme. Ma dobbiamo decidere consapevolmente se ci va bene che i prossimi T-Rex saremo noi in camicie di chiffon, in giacca e cravatta. Una volta deciso questo, ogni cosa può andare per il suo verso, estinzione compresa, se è ciò che vogliamo.
Umilmente, vorrei che questa terra fosse abitata a lungo dall’essere umano e dai figli dei figli dei miei nipoti. Umilmente, ritengo che la maternità surrogata sia la porta da cui si entra nel limbo per poi sprofondare. Il rischio che non si torni a riveder le stelle è molto alto ed eviterei accuratamente di giocare a questa roulette.
Parlare di surrogacy e condannarla a gran voce come infima espressione di tratta avrebbe dunque molto senso e non solo in campagna elettorale. E se si vuol procedere traducendo i pensieri in opere, occorrerà impegnarsi per una educazione affettiva coerente con lo spirito dell’umanità. Varrebbe ben la pena insegnare nelle scuole perché utero in affitto vuol dire compravendita di esseri umani indifesi. La vita non è una mera questione di scambi economici. La nascita non può essere annunciata come espressione perfetta di efficacia ed efficienza. Essa non è semplicemente una questione di calcolo delle variabili, di sportelli che accolgono l’utente, di tecniche e di servizi.  Essa si basa su quello spreco meraviglioso di energie, tempo, fatica, creatività che si genera solo con legami che hanno il sapore del tempo condiviso. È un po’ come il “qb”, il quanto basta delle ricette della nonna. Tutto diventa rotondo, bello e necessario (baci, abbracci, carezze, pensieri – gratuiti), anche lo scarto della farina “che non si raccoglie”.

Marzia Masiello
Responsabile rapporti con le Istituzioni di Ai.Bi.