Utero in affitto: un passo decisivo verso il riconoscimento di reato universale

La Commissione Giustizia del Senato ha approvato il testo della proposta di legge per rendere l’utero in affitto un reato sempre perseguibile, anche se commesso all’estero. L’ok definitivo atteso per il 19 giugno alla Camera

Il Governo era stato chiaro fin da subito: l’obiettivo di dichiarare l’utero in affitto un reato universale era un priorità da portare avanti con urgenza. E così sta avvenendo. Nella giornata di mercoledì 31 maggio, infatti, la Commissione Giustizia del Senato ha terminato di analizzare la proposta di legge sul tema che porta la firma della deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi. In particolare, sono stati votati tutti gli emendamenti presentati, tra cui quello che prevede la punibilità per i soli cittadini italiani che dovessero ricorrere alla gestazione per altri anche all’estero. A questo punto, con il testo approvato dalla maggioranza (l’opposizione ha votato contro, anche se le posizioni non sono omogenee tra i diversi schieramenti. Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, di Azione, per esempio, si dicono favorevoli a rendere perseguibile la maternità surrogata anche se commessa all’estero), la proposta di legge passerà alla Camera, dove è prevista la discussione nella giornata del 19 giugno e ci si aspetta che arrivi un definitivo via libera senza ulteriori modifiche.

Obiettivo: una Convenzione ONU contro l’utero in affitto

A quel punto, come più volte detto, rivolgersi alla pratica dell’utero in affitto diventerebbe un reato sempre perseguibile, anche se portato avanti all’estero in Paesi in cui la legge lo consente.
Ma anche una volta approvata la legge italiana, la battaglia proseguirà. L’intenzione, infatti, (ed esiste già una petizione con centinaia di firme) è quella di chiedere che l’Italia si adoperi presso le Nazioni Unite per arrivare a una Convenzione ufficiale che si esprima contro l’utero in affitto in maniera universale. Anche all’interno del PD non mancano le figure di spicco favorevoli a questa posizione, come la senatrice Valeria Valente, che a La Stampa ha dichiarato: “Sono contro la Gpa.
La via maestra è rendere più facile il percorso di adozione. Per tutti”.