Elezioni regionali. Il record di astensioni e la battuta d’arresto del Pd sono un forte monito: se non si ascolta la voce delle famiglie i consensi al governo possono solo crollare

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Ostenta sicurezza, ma tradisce nervosismo, all’indomani delle elezioni regionali del 31 maggio. “Si tratta di un risultato molto positivo – afferma il premier Matteo Renzi, unendosi al coro dei politici di ogni provenienza pronti a dichiararsi vincitori di questa tornata elettorale –. Andiamo avanti dunque con ancora maggiore determinazione nel processo del rinnovamento del partito e di cambiamento del Paese”. Ma è lo stesso Renzi a commentare così quanto accaduto in quelle regioni in cui il Pd ha fatto harakiri: “Così non si può andare avanti – ha tuonato –. Dobbiamo fare meno compromessi al ribasso, sennò il popolo del Pd non ci capisce, cosa che è stata ampiamente dimostrata da queste elezioni. Al di là delle dichiarazioni di facciata, quindi, è lo stesso premier ad ammettere la netta battuta d’arresto del Partito Democratico e del governo da lui presieduto. Sintomo inequivocabile di come il consenso popolare nei confronti dell’esecutivo sia in netto calo. Dopo poco più di un anno di governo, dunque, i cittadini alla prima occasione hanno bocciato il suo operato.

Innanzitutto, non andando a votare. L’astensione raggiunge livelli record, con un’affluenza che si ferma a un misero 53,9%.

Espressione, questa, di un diffuso malcontento da parte dei cittadini, in primis verso un governo che pare indirizzare i propri interessi sempre più lontano dalle reali necessità delle famiglie. A cominciare dalla realtà dell’adozione internazionale. Per quanto sembri un settore minimale rispetto ai grandi temi della politica nazionale, l’adozione internazionale è al centro degli interessi di una fetta sempre più consistente della popolazione. Nel nostro Paese, attualmente, vivono circa 5 milioni e 300mila coppie sposate che non hanno figli biologici e che potrebbero indirizzarsi proprio verso l’adozione. Quest’ultimo è un settore che da sempre ha rappresentato una sorta di cartina di tornasole per misurare la sensibilità di un governo sui temi che stanno a cuore alle famiglie. E non è un caso, quindi, che cali il consenso per un esecutivo che sembra animato da una gran fretta per arrivare a una regolamentazione delle unioni civili, con una legge che riguarderebbe poche centinaia di persone. A fronte del completo disinteresse per una realtà in crisi, come quella dell’adozione internazionale. Un settore, questo sì, che coinvolge migliaia di famiglie che vorrebbero adottare, ma sono frenate da costi troppo alti, tempi biblici, burocrazia farraginosa, poca trasparenza. Tutti elementi che generano nelle aspiranti coppie adottive sofferenza, frustrazione, voglia di mollare.

La speranza, ora, è che questa battuta d’arresto si riveli un forte monito per il governo: se non si ascoltano le esigenze delle famiglie si perdono voti. Nella foga riformista di Renzi, trovino spazio, quindi, anche quelle innovazioni che toccano direttamente le necessità dei genitori adottivi. A cominciare dal riprendere in esame la proposta di riforma della legge sull’adozione internazionale e dal tornare a rendere finalmente operativa ed efficiente una Commissione adozioni internazionali che sta facendo irrimediabilmente appassire quel fiore all’occhiello della società italiana che è l’adozione internazionale.