Figli adolescenti: «Ai miei non va bene niente di me». Come educare ma senza “esagerare”

Ballerini: “Ci vuole una pazienza intelligente e costruttiva, che non coincide con essere remissivi o rinunciatari […] Purtroppo, spesso, i nostri interventi educativi hanno per (i figli) il sapore di una critica, sono interpretati come la prova che non ci vanno bene per come sono”

 Che bella l’età dell’adolescenza. I ragazzi iniziano a scoprire il mondo, a voler essere liberi, a pensarla come vogliono loro… ma anche che difficoltà! Nubi temporalesche si palesano sempre all’orizzonte e il rapporto tra genitori e figli diviene un po’ più complicato.

Da una parte ci sono mamma e papà che, a volte, non riescono più a comprendere il loro figlio diventato “ribelle”: non ne capiscono i gusti, non ne comprendono gli amici, la musica, li vorrebbero più studiosi, più ordinati, più impegnati. Vorrebbero indirizzarli sulla strada della vita, per il loro bene, per il loro futuro.

Dall’altra parte i figli: impegnati semplicemente “a crescere”, a fare le proprie esperienze, a commettere i propri errori, a trovare la propria via.

Diciamo la verità, ogni tanto si può uscirne esausti da questa battaglia quotidiana!

Allora cosa fare?

La parola d’ordine in questa delicata fase della vita deve essere una sola “pazienza”.

Lo conferma anche Luigi Ballerini, medico, psicanalista e scrittore per ragazzi, su Aleteia: “Ci vuole una pazienza intelligente e costruttiva, che non coincide con essere remissivi o rinunciatari – spiega Ballerini che continua- ai nostri figli dispiace dispiacerci. Purtroppo, spesso, i nostri interventi educativi hanno per loro il sapore di una critica, sono interpretati come la prova che non ci vanno bene per come sono. Ecco allora che presi dal nostro furore educativo rischiamo di aprire troppi fronti contemporaneamente: lo studio, l’ordine personale, l’igiene, le passioni, le amicizie. L’esito è quello che con una certa frequenza sento dire dai ragazzi: «Ai miei non va bene niente di me». E si fa tanta fatica a crescere con questo pensiero, troppa”.

 Il professore invita quindi a fermarsi a riflettere, per capire se le nostre critiche derivino da una concreta preoccupazione per i comportamenti adottati dagli adolescenti che potrebbero essere davvero dannosi e pericolosi per loro o semplicemente perché quel tipo di abbigliamento, musica etc… non ci piace, è contrario ai nostri gusti, non lo capiamo.

Nel primo caso, è assoluta priorità intervenire, mentre nel secondo occorre portare pazienza ed attendere per così dire: “che il gusto personale faccia la sua strada”.

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