Basta foto dei figli sui social. Anche l’Italia verso il divieto dello “sharenting”?

In Francia il partito del Presidente Macron ha proposto una legge per vietare lo “sharenting”, ovvero la condivisione di contenuti riguardanti i figli sui social. L’Italia, grazie all’attivismo della Garante per l’Infanzia, sta pensando di seguire l’esempio

Sharenting. Per molti questa parola ancora non ha un significato conosciuto, per altri, influencer in testa, è “pane quotidiano”. L’etimologia del termine deriva dall’unione del verbo “share” (condividere) con “parenting” (genitorialità); dal ché si può facilmente dedurre di cosa si tratta: la condivisione sui social di video, foto e contenuti in genere con protagonisti i propri figli. Ovvero un’azione che per diversi influencer, celebrità con un grosso seguito sul web, ma anche “semplici” genitori, è la normalità.

In Francia si discute se vietare lo sharenting

Le cose, però, potrebbero cambiare, se anche l’Italia decidesse di seguire la direzione della Francia, dove un deputato del partito del Presidente Macron ha proposto una legge per vietare la condivisione di questo tipo di contenuti sulle varie piattaforme.
Nella proposta di legge si cita una ricerca del 2018 secondo la quale si stima che ogni bambino appaia online in media in 1300 fotografie prima di compiere 13 anni. Un problema, secondo i promotori della legge, per la privacy dei minori e per il pericolo della pedopornografia, soprattutto tenendo conto che i minori in questione non sono in grado di poter decidere se pubblicare o meno tali contenuti e in futuro si potrebbero ritrovare online dei contenuti che comprometterebbero la possibilità di mantenere l’anonimato. D’altra parte la condivisione di contenuti non si limita ai genitori, ma viene “moltiplicato” dai vari parenti, la scuola, lo sport e i vari gruppi dei quali i bambini fanno parte e che, anche con le migliori intenzioni, condividono contenuti in cui sono presenti e che con il tempo (e l’accumularsi della loro quantità) diventano di fatto incontrollabili nella loro diffusione.
Il principio è condivisibile, per molti versi, ma la legge proposta in Francia non si limita a sensibilizzare e informare sulla questione, arrivando a ipotizzare l’idea di togliere ai genitori il diritto d’immagine dei propri figli e affidarne la tutela a terzi.

Anche l’Italia verso il divieto dello sharenting?

Che la proposta abbia un fondamento lo sottolinea anche la cronaca, che racconta come diversi figli di attori e persone famose abbia criticato i propri genitori, una volta cresciuti, proprio per aver diffuso sul web contenuti che li riguardano.
Per il momento in Italia non c’è nessuna proposta ufficiale al riguardo anche se l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Carla Garlatti si è espressa sulla questinoe sottolineando come: “Non c’è abbastanza sensibilità verso i giovani. Sullo sharenting sto insistendo e investendo molto in tutte le occasioni pubbliche”.
Anche in Francia, al momento, la discussione è ancora tutta da affrontare, certo, però, la questione non è di poco conto e spiace pensare che, in fondo, con un po’ più di buon senso e lungimiranza da parte degli adulti (influencer e non), la questione di dover pensare una legge a tal proposito probabilmente non si sarebbe nemmeno posta.