Che fine faranno gli orfani del naufragio di Crotone?

Ancora una volta si conferma che i bambini sono le principali vittime delle emergenze: ciò che rimane, oggi, è un numero ancora imprecisato di minori che vengono definiti velocemente e genericamente “orfani”. Ma quale sarà il loro destino?

Sono passate poco più di 24 ore dalla tragedia che ha causato almeno 64 morti nel mare antistante le coste di Crotone, ma le ricerche sono ancora in corso, accompagnate dal timore, purtroppo molto fondato, che il numero delle vittime possa salire.
Al di là delle ricerche (e delle inevitabili polemiche), il giorno successivo alla tragedia è anche quella dei racconti, strazianti, di chi è riuscito a salvarsi. Tra loro c’è chi ha visto il fratellino piccolo morire di ipotermia, chi ha perso uno o entrambi i genitori, chi chiama a casa e non ha il coraggio di dire che la sorella maggiore non ce l’ha fatta, mentendo ai genitori perché, letteralmente, non sa come comunicare l’incomunicabile.

Affido internazionale per tutelare i minori, prime vittime delle emergenze

Ancora una volta si conferma che i bambini sono le principali vittime delle emergenze, quelle a cui è impossibile dare una risposta e che, forse, non riescono nemmeno a porsi la domanda su cosa sia successo e sul perché. Se mai un perché possa esserci.
Ciò che rimane, oggi, è un numero ancora imprecisato di minori che vengono definiti velocemente e genericamente “orfani”, ma sulla cui situazione familiare bisognerà indagare per capire se da qualche parte, in patria o in Europa, un genitore o un parente ci sia e, successivamente, se possa essere previsto un reinserimento all’interno della famiglia.
In attesa… questi minori andranno a infoltire quel numero già impressionante di MISNA presenti in Italia, che nel gennaio del 2023 aveva superato quota 20mila, prima che il terribile terremoto in Turchia e Siria arrivasse ad aprire un nuovo fronte di flussi migratori e di sfollati.
Purtroppo, di fronte a tutti loro, quello che si apre è un percorso accidentato che potrà vedere solo l’1% dei minori venire collocato in una famiglia affidataria, mentre la maggior parte di loro sarà collocato in strutture dove, per quanto gli operatori e i volontari si sforzino con grande generosità, il calore trasmesso non potrà mai essere quello che si può avere all’interno di un nucleo familiare.
Come già riportato in un’altra occasione, il Governo ha aumentato fino a 100 euro il contributo giornaliero riconosciuto ai Comuni per ciascun minore accolto, ma davanti davanti a questa situazione, così come a quella riguardante i minori siriani, il “vuoto” che si avverte è sempre lo stesso: la mancanza dell’affidamento internazionale e, in generale, la difficoltà del sistema dell’affido. A ciò si aggiunge la difficoltà relativa ai tutori volontari che seguono l’educazione e l’inserimento dei minori stranieri: attualmente ce ne sono 3.500, circa: decisamente insufficienti di fronte ai numeri dei minori presenti oggi in Italia.
Vale la pena ricordare, in questo contesto, che Faris – La scuola di relazioni familiari di Ai.Bi. organizza periodicamente dei webinar sul tema e dei corsi sia introduttivi sia di formazione per i single, le coppie e le famiglie con figli interessati ad approfondire questa forma di accoglienza familiare temporanea e valutare con maggior consapevolezza se candidarsi come famiglia affidataria.