Finisce il Ramadan: a Binnish si festeggia con i piccoli orfani di guerra

siria500A Binnish, in Siria, il Ramadan si è chiuso con una grande cerimonia in onore dei piccoli orfani di guerra che vivono nel paese e nei villaggi circostanti. L’Eid al-Fitr è la seconda festività religiosa più importante nella cultura islamica e segna la fine del lungo digiuno che caratterizza il mese “sacro” dei mussulmani. Quest’anno, per l’occasione, decine di bambini sono stati chiamati a raccolta, per partecipare a giochi di gruppo e confrontarsi in performance canore o di recitazione, sotto la direzione e il controllo di volontari locali; fra i partecipanti, anche alcuni orfani sostenuti da Amici dei Bambini e dall’organizzazione partner Syrian Children Relief, che ha organizzato l’iniziativa.

Al termine della giornata, ai bambini sono stati consegnati giochi e premi, che i piccoli hanno ritirato quasi increduli; molti di loro avevano dipinto sul volto lo stupore di chi non sa se credere o no a quel che sta vedendo. Come se avessero dimenticato cosa significhi essere bambini, in un contesto in cui a prevalere, in loro, sono spesso la paura, la diffidenza, persino il pessimismo: sembra infatti che sia sempre più diffuso, tra i bambini siriani, un atteggiamento di sfiducia verso il futuro, che è il peggior effetto che la guerra possa avere sulle nuove generazioni. Un documentario della BBC, in onda in questi giorni e intitolato “Children of Syria”, propone un quadro inquietante dell’infanzia nel paese, dove i bambini, costretti a convivere quotidianamente con il dramma della guerra, non sembrano avere più prospettive. «Odio il futuro da morire» dice Daad, undici anni, intervistato dalla giornalista Lysa Doucet. «Un bambino ha il diritto di andare a scuola e giocare. Le famiglie hanno il diritto di avere una casa, un’educazione, da bere e da mangiare. Non c’è rimasto più amore in Siria.»

Possono queste parole provenire da un undicenne?”, si chiede la giornalista. “Può un bambino arrivare a odiare il proprio futuro?” A Binnish, Sarmin e Taftanaz, sono centinaia i bambini rimasti orfani di uno o di entrambi i genitori, dall’inizio del conflitto. Quelli che hanno perso sia il padre, che la madre, vengono di solito “adottati” da parenti o amici, in famiglie allargate che si aprono all’accoglienza di minori rimasti drammaticamente soli, senza più un posto dove vivere. Che i loro genitori siano morti in guerra o sotto i bombardamenti, per la comunità sono considerati figli di “martiri”, e come tali sono rispettati e seguiti con grande attenzione.

Al momento Ai.Bi., attraverso il sostegno a distanza, sta supportando economicamente 14 famiglie siriane dell’area, che hanno compiuto la scelta coraggiosa di accogliere altrettanti orfani; sono famiglie generose, che hanno aperto le porte della propria casa a figli non loro, in condizioni spesso non facili, anche dal punto di vista psicologico. Sono – soprattutto – famiglie numerose, che faticano a portare a casa il pane quotidiano, e che per questo necessitano di tutto l’aiuto possibile, per poter continuare a condurre una vita degna e mantenere i propri bambini.

Con una donazione di soli 25 euro, è possibile assicurare a una di queste famiglie il sostentamento minimo per almeno un mese, in un contesto in cui l’approvvigionamento di prodotti alimentari, con i prezzi triplicati a causa del conflitto, è diventato quasi proibitivo. Sono già diversi i donatori che, attraverso Ai.Bi., stanno contribuendo ad alleviare le sofferenze degli orfani di Binnish, Taftanaz e Sarmin: uniamoci a loro, per stringere in un unico abbraccio di solidarietà questi bambini e aiutarli a ritrovare un po’ di speranza e di amore per il proprio destino.

In questo momento, la popolazione siriana ha bisogno di tutto il sostegno possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare. Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese, visita il sito dedicato.