Gay: il primo sì alle unioni civili spacca la maggioranza e anche il Pd. Ma chi pensa ai diritti dei bambini?

senatoNon poteva essere altrimenti. In un Paese nel quale l’età media della popolazione è in continua salita, vengono considerate presunte ‘conquiste di civiltà’, leggi che soddisfano desideri e bisogni degli adulti.

La commissione Giustizia di palazzo Madama ha dato il via libera al testo base sulle unioni civili. Il testo presentato dalla relatrice Monica Cirinnà (Pd) è stato approvato, ignorando sia la netta contrarietà espressa nella maggioranza di governo dal gruppo di Area Popolare sia quella dell’associazionismo familiare nel corso delle audizioni, ma anche le perplessità emerse nello stesso gruppo senatoriale del Pd.

Ma a chi interessa il destino di milioni di bambini abbandonati? Pochi giorni fa il Tribunale di Milano ha prosciolto una coppia che nel 2011 avevano fatto ricorso alla fecondazione assistita di tipo eterologo con maternità surrogata in Ucraina. Erano imputati per “alterazione di stato” riguardo alla trascrizione dell’atto di nascita dei loro due gemelli, dal momento che i due all’ambasciata italiana in Ucraina hanno dichiarato di essere padre e madre dei due gemelli. Ma i giudici hanno stabilito che mentire non è reato.

Il testo licenziato dalla Commissione Giustizia del Senato stabilisce una sostanziale parificazione delle unioni omosessuali ai matrimoni. La possibilità di dichiararsi ‘coniuge’ per le coppie omosessuali porta con sé anche la possibilità che un partner possa adottare i figli biologici del partner. Per quanto le adozioni restino per ora prerogativa delle coppie eterosessuali sposate, il testo Cirinnà è una sorta di ‘Cavallo di Troia’. 

Perché? Perché i giudici europei hanno stabilito che, se un Paese introduce «unioni civili» fra omosessuali sostanzialmente uguali al matrimonio, in base al principio di eguaglianza è tenuto a introdurre anche l’adozione. Lo stabilisce una sentenza contro Austria del 19 febbraio 2013, che impone a Vienna di introdurre le adozioni, che nelle sue unioni civili non c’erano. Sia chiaro. L’Europa «non impone agli Stati l’obbligo di aprire il matrimonio alle coppie omosessuali». Se però uno Stato lo apre, è tenuto a includere anche all’adozione. E non importa se anziché di matrimonio la legge austriaca parla di unione civile: se due conviventi di sesso diverso possono adottare, l’uguaglianza impone di estendere l’adozione anche alle coppie omosessuali. E comunque il testo Cirinnà permette attraverso l’adozione dei figli biologici di uno dei due partner, la facoltà di andare all’estero a ‘fabbricarsi’ i figli, attraverso pratiche illegali in Italia come l’utero in affitto. Poco importa se viene sfruttata una povera donna dell’Est Europeo o dell’Asia, remunerata con pochi soldi – cui il piccolo è sottratto subito dopo il parto.

C’è chi in nome di un presunto diritto alla paternità interpreta, stravolgendole, le parole del Santo Papa. E’ il caso di Alessandro Cecchi Paone che nella puntata di Porta a parta del 26 marzo 2015 attribuisce a Bergoglio una sorta di benedizione di qualsiasi forma di genitorialità.

Basterebbe ‘censire’ quante volte nei dibattiti viene difeso l’interesse degli adulti, anziché quello dei bambini. Ce ne sono milioni che aspettano una famiglia. Ma loro non hanno voce. Il nostro Parlamento avrebbe dovuto affrontare di petto il problema del crollo delle adozioni internazionali (il numero dei minori adottati è sceso da 4130 del 2010 a 2825 del 2013. Mentre le proiezioni relative al 2014 parlano di circa 2mila bambini adottati). Il settore che vedeva l’Italia sul podio della classifica mondiale dell’accoglienza, è alla deriva.

Senza contare il fatto che il nostro Paese, fino a qualche anno fa secondo solo agli Stati Uniti per numero di adozioni, conta 1900 bambini adottabili in Italia, ma l‘Italia non riesce a inserirli in un database utile a incrociare le loro schede con quelle dei potenziali genitori adottivi.

E il peggio è che degli oltre 28mila minori fuori famiglia, (dati aggiornati al 31 dicembre 2012), molti finiscono per diventare adulti restando in un limbo che li segnerà per sempre. Lontano dalle famiglie biologiche, impossibilitate a prendersi cura di loro, non vengono dichiarati adottabili e arrivano a 18 anni passando da una comunità educativa all’altra, o nel migliore dei casi in famiglie affidatarie, vivendo una precarietà esistenziale di cui la società è colpevole.

Ma chi difende i loro diritti? La Camera? Il Senato? Sono entrambi in mano agli adulti. E intanto in Italia ben 5 milioni e 300mila coppie sposate restano senza figli. Moltissime vorrebbero adottare, ma sono spaventate da costi e lungaggini burocratiche. Matteo Renzi, prima di diventare premier, aveva promesso una riforma delle adozioni internazionali, inserendola tra le priorità dei diritti civili, ma finora la politica ha mostrato ai bambini il suo difetto peggiore: lo strabismo adultocentrico.