Georgia, via gli istituti ma ancora troppi bambini di strada

georgiaChiusura degli orfanotrofi e de-istituzionalizzazione dei bambini. Su queste linee si muovono le politiche georgiane sui minori abbandonati, ponendo il Paese caucasico all’avanguardia nella regione, soprattutto nel confronto con i vicini Armenia e Azerbaijan, ma non riuscendo ancora a cancellare tutti i motivi di preoccupazione.

Attualmente in Georgia, stando ai dati ufficiali, sono solo 120 i bambini rimasti degli istituti, grazie alle forme alternative di assistenza per i minori privi di cure genitoriali. Prima della loro introduzione, avvenuta nel 2006, erano oltre 5mila. Anche il numero degli istituti è calato drasticamente, da 49 a5, in seguito al processo di riforma. L’obiettivo è quello di eliminarli definitivamente, ricercando sempre più genitori affidatari d’emergenza e a lungo termine adeguatamente formati.

In Azerbaijan invece, nel 2010, gli orfanotrofi accoglievano ancora 10mila bambini. In Armenia, a oggi, ce ne sono 4.900, ma erano addirittura 12mila nel 2002, ospitati ancora in strutture di epoca sovietica. In quell’anno, un report della Banca Mondiale delineava uno scenario drammatico: “Dato il declino del livello dei servizi negli istituti residenziali – si leggeva a proposito dell’Armenia –, la tendenza attuale è la creazione di un sottoproletariato costituito da bambini segnati da povertà, mancanza di cure e di istruzione, che rischiano di non avere alcuna possibilità da adulti”.

In Georgia invece la de-istituzionalizzazione è stata un successo. Sono state create numerose case famiglia destinate a quei bambini che non possono essere reintegrati nelle rispettive famiglie biologiche o dati in affidamento. Ma non è stato un percorso facile, a causa della mancanza  di servizi di sostegno alla famiglia “come strumento per prevenire lo sviluppo ulteriore del sistema degli istituti”, come denunciato da ChildPact, una coalizione regionale che si occupa dei bambini e del benessere dei giovani.

Quindi anche in Georgia non tutto va per il verso giusto. Un dato allarmante è quello che riguarda i  bambini che vivono o lavorano per strada. Nel 2008 erano 1.500 e la situazione non è migliorata in modo visibile neppure con l’avvio di un progetto biennale di Unicef e World Vision, partito nel febbraio 2013.

Altro aspetto allarmante è quello relativo ai minori disabili che vivono negli istituti. “La maggior parte di essi – ha dichiarato Eric Matthews, ricercatore di Disability Rights International – non è stata data in affido. Alcuni di loro sono morti, altri sono stati trasferiti in strutture per adulti”. Non sono mancati casi in cui i bambini disabili riaffidati ai genitori biologici sono stati nuovamente abbandonati o mandati a chiedere l’elemosina per strada.

 

Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso