Giornata Mondiale dei diritti dell’infanzia. Pubblicato il “Rapporto CRC regione per regione”: c’è ancora tanto da fare per l’accoglienza dei minori fuori famiglia

Il 49% degli affidi “temporanei” in famiglia o istituti dura in media 4 anni: troppi! Inoltre, mancano dati e ci sono molte disparità tra le varie regioni. Insomma: sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza c’è da lavorare. Un evento il 2 dicembre per parlarne

In occasione della giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre, il Gruppo CRC (ovvero il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che raccoglie oltre 100 soggetti del Terzo Settore), di cui Ai.Bi. fa parte, ha pubblicato la seconda edizione del Rapporto: “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione 2021”.

Dati mancanti e disomogenei da regione a regione

Si tratta di una pubblicazione che si affianca all’annuale monitoraggio e che ha l’obiettivo di offrire – come si legge sul sito stesso del Gruppo – “Una fotografia regionale attraverso una serie di indicatori, offrendo utili spunti per ulteriori approfondimenti. In particolare, sollecita le istituzioni pubbliche alla raccolta puntuale, sistematica e disaggregata di informazioni necessarie a programmare interventi efficaci e sostenibili per i bambini, le bambine, gli adolescenti e le loro famiglie”.
Dal rapporto, infatti, si evince come la raccolta dei dati sia molto disomogenea da regione a regione. In Sicilia, per esempio, manca il dato sul perché e come terminino i collocamenti temporanei in comunità (rientro in famiglia origine, adozione, altro collocamento ecc.), mentre questo dato c’è per quanto riguarda l’affido familiare. Insomma, sicuramente l’uscita del rapporto è anche l’occasione per auspicare l’introduzione di un sistema omogeneo di raccolta dei dati, che renda giustizia ai minori fuori famiglia per avere un quadro esatto della situazione. La disomogeneità territoriale, però, non riguarda solo i fattori più “tecnici”, ma anche la fruizione dei diritti stessi dell’infanzia.

Scendendo un po’ più nello specifico, continuano a essere del tutto inadeguate le informazioni relative al numero dei minori che vivono fuori della propria famiglia di origine e che sono inserite in percorsi di affidamento familiare e in comunità di accoglienza, sia temporalmente (i dati disponibili si riferiscono al 2017), sia rispetto alle caratteristiche del percorso di accoglienza. Qualche indicatore in più è stato inserito rispetto alle fasce d’età per quanto riguarda la progettualità e la conclusione dell’affidamento e dell’accoglienza in comunità.

L’affido è una soluzione temporanea. Ma il 49% dura oltre 4 anni

Il dato riguardante il tasso di presenza dell’affido familiare per mille residenti è passato da 1,4 (del 2014) a 1,5. Ma, come si diceva, le variazioni territoriali sono molto evidenti: in Abruzzo, Campania, Friuli Venezia Giulia, Molise, Trentino Alto Adige il tasso è sotto l’1, mentre è di 2,6 in Liguria e 2 in Piemonte.
Per le comunità di accoglienza, invece, si è passati dall’1,2 del 2014 all’1,3, con variazioni che vanno dallo 0,9 del Friuli Venezia Giulia al 2,9 in Liguria.
Ma il dato che più va evidenziato è quello che indica come il 49,4% degli affidamenti familiari e dei collocamenti in comunità durino oltre i 4 anni, quando dovrebbero essere delle soluzioni temporanee pensate su archi temporali più brevi.
Evidentemente, c’è ancora molto da lavorare. Su tutti i fronti.

Intanto, il 2 dicembre 2021, dalle ore 11,30 alle 13,00 avrà luogo, in diretta Facebook e YouTube del settimanale “Vita”, l’evento di lancio del rapporto alla presenza di alcuni rappresentanti delle Istituzioni regionali, del Vice-presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini.