Griffini: “Tornare al patto governo-coppie adottive. Solo così si potrà garantire ai bambini abbandonati il diritto a una famiglia”

griffiniL’adozione internazionale in Italia avrà ancora un futuro o languirà in questo clima di totale disinteresse fino al suo naturale esaurimento? È questo il forte interrogativo posto da Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini, nel corso del suo intervento alla conferenza “Adozioni internazionali: quale riforma?”, che si è tenuta mercoledì 8 luglio a Roma, presso la sala Isma del Senato. Un’occasione voluta dai senatori Aldo Di Biagio (Area Popolare) e Rosetta Enza Blundo (Movimento 5 Stelle) per vedere riuniti esponenti della politica, delle istituzioni, delle famiglie e degli enti autorizzati nel tentativo di porre fine alla profonda crisi dell’accoglienza adottiva.

Una crisi di fronte alla quale Griffini chiama a raccolta i movimenti, le famiglie adottive e le associazioni della società civile, invitandoli a prendersi carico di un impegno, quello di difendere i diritti dei bambini abbandonati, da perseguire “in piena coscienza, ma anche in totale libertà di azione”.

Perché proprio da un contributo fondamentale della società civile è nato quel sistema-Italia dell’adozione internazionale che, fino a qualche anno, ha dato ottimi risultati. “Un sistema fondato su una legge voluta fortemente dalla società civile – ha ricordato Griffini -, sulla sussidiarietà, con l’intervento qualificato del Terzo Settore chiamato a svolgere un delicato servizio pubblico, e sull’ampia collaborazione tra tutti gli attori: le famose 4 gambe del tavolo (Commissione Adozioni Internazionali, Tribunali per i Minorenni, servizi sociali ed enti autorizzati) chiamati a lavorare congiuntamente”. Un modello che ha permesso al nostro Paese, ha sottolineato Griffini, di vivere i suoi anni d’oro – con le 4mila adozioni all’anno dal 2008 al 2011 -, mentre gli altri Paesi – Stati Uniti, Francia e Spagna – iniziavano a vedere crollare il numero di minori adottati. “A quei tempi – ha detto il presidente di Ai.Bi. – vi erano governi che credevano nell’adozione internazionale e la Cai, con i suoi presidenti, membri dell’esecutivo, era l’espressione di tale linea politica”, in nome di “una sorta di patto tra le famiglie e i governi.

Poi iniziano gli anni bui, con l’adozione internazionale che non viene più sostenuta. Il che si traduce in due conseguenze. Un crollo di minori adottati che sembra non avere fine – ha denunciato Griffini – e la perdita di fiducia da parte delle famiglie che non credono più nel sistema Italia, si sentono sole e abbandonate: vedono un governo totalmente disinteressato, che ha lasciato nella totale paralisi quella Cai che, invece di promuovere l’adozione, sta frenando e ostacolando il sistema”.

In questi anni, secondo il presidente di Ai.Bi. è cambiata la concezione stessa della coppia adottiva. Che non viene più vista come una risorsa per un minore abbandonato, ma come due persone che vogliono un bambino per soddisfare un proprio desiderio. “L’adozione viene vista come un fatto personale e non più sociale, che dovrebbe vedere tutta la società ‘fare il tifo’ per la coppia”.

“Eppure – ha fatto notare Griffini – quando viene abbandonato un bambino, come è successo a San Severo qualche giorno fa con una piccola di 6 mesi lasciata in una corsia di ospedale, tutta la società si mobilita e si preoccupa del suo futuro. Che succede invece per quelle migliaia di bambini per cui le nostre famiglie adottive si dannano l’anima? C’è uno ‘strano’ diritto di famiglia in Italia: se non c’è una coppia che paga, il diritto di un bambino abbandonato a una famiglia non esiste. Ecco perché tutti gli appelli alla gratuità dell’adozione internazionale sono caduti nel vuoto”.

Ben venga quindi il tentativo di dare vita a iniziative congiunte da parte di istituzioni, enti e famiglie, partendo dalla necessità, efficacemente evidenziata dal senatore Di Biagio, di colmare la distanza che allontana sempre di più le potenziali coppie adottive dal mondo dell’adozione”. Senza mai dimenticare che l’adozione internazionale “è donare la propria vita per sempre a un bambino abbandonato. Se ci ricordassimo questo – ha auspicato Griffini – non solo vedremmo l’assurdità di ciò che sta accadendo oggi, ma inizieremmo a considerare l’adozione internazionale in modo diverso”.