Haiti: inizia la stagione delle piogge. E l’Italia resta a guardare

HAITI-QUAKE-VICTIMS“Per favore aiutate un milione di haitiani che ogni giorno dormono nelle strade”: è questo l’appello accorato lanciato dal Presidente di Haiti Preval per l’inizio della stagione delle piogge che “ha cominciato a rendere impossibile vivere in maniera dignitosa a coloro che a seguito del sisma sono rimasti senza un tetto.”

Un milione di persone senza un tetto, costretti a vivere per strada e a fare lunghe file per ricevere un pasto al giorno; tra di loro sono tanti i bambini rimasti orfani, minori che non sanno più nulla dei loro familiari.

Occorrono interventi tempestivi per fronteggiare questa nuova emergenza. Con 300mila vittime stimate dal 12 gennaio, il terremoto di Haiti ha il triste primato di essere diventato la più grande catastrofe della storia moderna, superando gli oltre 200mila morte a causa dello tsunami del 2004. Il costo della ricostruzione potrebbe arrivare a 14 miliardi, secondo la banca di Sviluppo Inter-Americana. La richiesta di aiuti da parte di Preval sarà in cima all’agenda del summit regionale , che si tiene nei pressi della cittadina messicana di Playa del Carmen.

Gli operatori umanitari avvertono che le condizioni di vita nei campi, che spesso non hanno bagni né fonti di acqua potabile, potrebbero provocare epidemie nella stagione delle piogge, colpendo soprattutto i bambini.

“Faccio un appello affinché una grande coalizione ci aiuti. La ricostruzione del Paese sarà lenta, costosa e difficile.” ha spiegato Preval.

L’emergenza diventa più acuta di ora in ora. Tuttavia l’Italia è ancora assente sul campo, non sta promovendo in alcun modo la macchina organizzativa della solidarietà italiana. Le Organizzazioni Non Governative presenti ad Haiti sono lasciate sole, senza un coordinamento e un piano di interventi gestito dalle istituzioni competenti.

Eppure in Italia ci sarebbero tante ONG, associazioni e famiglie pronte a partecipare a un piano di aiuti coordinato dal nostro Governo. A più di un mese dal sisma non è stato ancora delineato un progetto di intervento congiunto tra istituzioni, organizzazioni e attori della società civile. Basti pensare che sono almeno 500 le famiglie e le persone che hanno dato disponibilità solo ad AiBi ad accogliere un bambino di Haiti con l’affido temporaneo.

Risorse preziose ma inutilizzate in mancanza di un coordinamento e un piano per realizzare l’affido temporaneo di questi bambini.