Le reazioni al documento Anfaa, Ciai, Cnca, contro Ai.Bi.: per favore, non abbassate mai la guardia

Cristina scrive:

Personalmente credo che promuovere l’adozione sia un atto di amore e di grande responsabilità civile, di genitorialità civile.. Che tutti, enti, organizzazioni e anche genitori adottivi hanno il dovere di compiere, nei confronti dei diritti di tutti i bambini del mondo. Promuovere la cultura dell’adozione è una strada in salita, difficile, che, per arrivare a dei risultati richiede grandi energie, grandi intenzioni, grande forza d’animo.

È una lotta contro il male e per questo richiede grande unione su un unico fronte. Credo anche che se i numeri, le statistiche, i report, le previsioni indicassero che esiste ancora un solo bambino da adottare, qualsiasi battaglia, qualsiasi urlo valga la pena di essere levato. È per questo che ci si deve dare una mossa proattiva verso l’urgenza, verso l’allarme, verso la sensibilizzazione a prescindere da numeri più o meno ottimistici o pessimistici. Un solo bambino che soffre perché in stato di vulnerabilità, in stato di indigenza, in stato di sofferenza, in stato di verifica di qualsiasi suo dolore valga la pena di muovere e smuovere allarmi. Un solo momento di titubanza e elucubrazione e nel frattempo i nostri figli soffrono. Io chiedo a chi si occupa di loro, enti, organizzazioni, genitori potenziali, genitori in attesa, genitori adottivi di non abbassare mai la guardia. Il traguardo è ridurre il numero dei bambini in attesa di una famiglia, e riunirlo al più presto con questa. In qualsiasi parte di mondo questa sia. Cristina.

Cara Cristina,

Lei ha perfettamente ragione: bisogna lottare finché ci sarà anche un solo minore abbandonato!

Per questo, già come primo impatto, meraviglia l’atteggiamento delle quattro associazioni che si dichiarano contrarie all’allarme lanciato da Ai.Bi. sulla necessità di maggiore accoglienza per far fronte all’emergenza dell’abbandono.

Nel merito, fa specie la miopia di queste associazioni che negano l’odierna crisi delle adozioni internazionali. Mentre, infatti, è comprensibile – anche se non giustificabile – che le istituzioni ignorino i dati sulla crisi per ragioni politiche (come notoriamente era solito fare l’allora Presidentte della Commissione per le Adozioni Internazionali,sen Giovanardi!), dalle associazioni – e soprattutto da quelle che si occupano di adozione internazionale – ci saremmo piuttosto aspettati un atteggiamento diverso, e che quindi non avessero nascosto la realtà o, peggio, che non la vedessero.

Evidentemente molte più associazioni di quante si pensi stanno subendo la forte crisi che si abbatte sul settore non-profit e non riescono ad elaborare il proprio ruolo in prospettiva, considerando che, come giustamente Lei mi suggerisce – cara Cristina -, se un’associazione che tutela i diritti dell’infanzia perde il ruolo “profetico” necessario per cambiare le cose prima di tutto culturalmente, al di là delle disponibilità economiche, forse la propria attività davvero non è destinata a un gran futuro. Ci chiediamo, infatti, quali proposte quelle quattro associazioni abbiano avanzato in questi ultimi anni a parte le critiche avanzate ,di cui comunque le ringraziamo e cui risponderemo quanto prima .Ci sarebbe piaciuto, ad esempio, avere al nostro fianco quelle quattro associazioni in battaglie costruttive come la class action al TAR del Lazio contro il Ministero della Giustizia per la creazione della banca dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione. E invece in quella occasione, come in molte altre, Ai.Bi. si è trovata da sola.

Ma non si preoccupi, anche in questa battaglia,”ce la metteremo tutta” per cercare di ridare una speranza alle famiglie italiane e ai bambini abbandonati,nonostante Anfaa,Ciai e Cnca.!

Marco Griffini

Presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini