I genitori dei bambini istituzionalizzati con disabilita’ vogliono mantenere i contatti con loro?

L’Agenzia Statale per la Tutela del Bambino, L’Agenzia per l’Assistenza Sociale e Lumos Bulgaria si sono incontrati con i genitori di 1252 bambini con disabilita’ che vivono in istituto per sondare la volonta’ e la possibilita’ di mantenere i contatti con loro.

Quanti di questi genitori non hanno avuto contatti con i bambini dopo l’istituzionalizzazione? Quanti di loro hanno dichiarato che in futuro manterranno i contatti? Perche’ hanno preso la decisione di separarsi da loro? A queste e a molte altre domande rivolte ai genitori che hanno lasciato i loro figli in istituto hanno risposto alcuni esperti alla conferenza che si e’ svolta il 25 aprile a Sofia.

Hanno partecipato Donika Koleva, coordinatrice del progetto “Infanzia per tutti”, gli esperti dell’ASTB, Darinka Yankova, Vice-direttrice dell’ASP, e Rosica Petrova, rappresentante nazionale per la Bulgaria di Lumos. Ha condotto l’incontro Haralan Aleksandrov.

La ricerca e’ stata condatta nell’ambito del progetto menzionato, che riguarda la de-istituzionalizzazione dei bambini con disabilita’. E’ la prima volta che si realizza una simile ricerca in Bulgaria. Durante gli incontri con i genitori biologici ed i parenti, gli esperti hanno ascoltato centinaia di storie personali sulle cause dell’abbandono, sul senso di colpa e sui segreti nascosti per anni.

“Molte interviste mostrano che mentre i bambini istituzionalizzati suscitano compassione voglia di cambiamento e di aiutare, nei confronti dei genitori di questi bambini l’atteggiamento e’ negativo – sono condannati, sono considerati irresponsabili e meschini, dei genitori falliti. Gli effetti portano a cercare sempre un modo per aiutare il bambino, ma le forme di supporto ai genitori biologici sono pochissime. L’equipe reputa che cio’ ha delle conseguenze negative nel processo di de-istituzionalizzazione. E’ necessario che i nuovi servizi lavorino sul mantenimento dei contatti e sull’approfondimento delle relazioni con i genitori, altrimenti si corre il rischio reale di una trasformazione in mini-istituti”. Questo emerge dal rapporto analitico condotto nell’ambito del progetto.