I Minori stranieri non accompagnati non possono essere ospitati nei Centri di accoglienza. Presentata una mozione per attivare gli affidi familiari

minori centri ok200Cambiare la gestione dei centri di accoglienza? Non è un rimedio sufficiente a risolvere i problemi legati all’emergenza sbarchi, specialmente per ciò che riguarda l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.

Molti forse non lo sanno, infatti, ma esistono regole che oggi nessuno rispetta, e che sul punto sono chiare: i MISNA non possono essere ospitati nei Centri di Soccorso e Prima Accoglienza insieme agli adulti. La legge statuisce, infatti, che i ragazzi tra i dieci e quattordici anni non debbano trascorrere oltre le 72 ore presso un CSPA, mentre per i minori infradecenni è prevista addirittura la collocazione immediata presso famiglie affidatarie. Verteva su questi punti, fra l’altro, la circolare emessa qualche tempo fa dalla Procura di Palermo, per far fronte all’afflusso continuo dei migranti in Sicilia, e rimasta – a oggi – per gran parte inascoltata.

Sono ancora moltissimi, infatti, i minori che vivono in centri come quelli di Lampedusa, così tristemente noti alle cronache quotidiane.

Amici dei Bambini, siglando un accordo con il Comune di Messina per il collocamento in via prioritaria dei MISNA, negli scorsi mesi ha tentato di dare una risposta concreta al problema, realizzando un modello operativo che, pur fra mille intoppi amministrativi e burocratici, si sta rivelando vincente. Sono saliti già a tre, infatti, gli affidi di minori stranieri accolti presso famiglie che hanno aderito al progetto “Bambini in Alto Mare”; tre famiglie, su oltre mille che finora hanno dato la propria disponibilità ad aprire le porte della propria casa. Un’altra dozzina di minori sono stati invece prelevati dal “campo profughi” del PalaNebiolo, e adesso risiedono fra le mura ospitali di Casa Mosè, la struttura realizzata da Ai.Bi. a Messina, dove hanno potuto trascorrere un Natale in serenità, al riparo dallo squallore nel quale vivono, ancora, tanti loro coetanei.

Ma ognuna di queste piccole conquiste richiede sforzi ancora troppo grandi: per fare veramente sistema e sfruttare a pieno ed efficacemente le tante risorse messe a disposizione dagli operatori sociali e dai privati, occorre un intervento dall’alto. In questo senso, una piccola speranza sembra affacciarsi all’orizzonte.

In soccorso di quanti, come Ai.Bi., si adoperano per dare ai MISNA un’accoglienza alternativa, è giunta infatti l’iniziativa del Senatore Aldo Di Biagio (PI), che lo scorso 23 dicembre ha presentato una mozione nella quale impegna il governo ad adottare misure di tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, con particolare riferimento ai minori stranieri non accompagnati e alle madri con bambino. Firmatari dell’atto, anche alcuni colleghi di “Gruppo per l’Italia”, Partito Democratico e Scelta Civica.

Il governo – si legge nel testo – è invitato innanzitutto ad “attivare con urgenza ogni intervento necessario a garantire che i minori stranieri non accompagnati e i nuclei familiari ‘genitore-minore’, con particolare attenzione al nucleo ‘mamma-minore’, giunti sulle coste italiane attraverso gli sbarchi clandestini siano accolti immediatamente in famiglie disponibili all’accoglienza temporanea”. Una disponibilità, quella delle famiglie, da ottenere “attivando specifici accordi con associazioni familiari e organizzazioni nazionali di comprovata esperienza anche sul versante internazionale in materia di tutela dei diritti dell’infanzia.

In secondo luogo, Di Biagio e gli altri firmatari della mozione chiedono al Governo di consentire che “il collocamento in famiglia venga disposto dalle autorità di pubblica sicurezza con priorità rispetto al collocamento in comunità e altre strutture, considerando che la priorità dell’accoglienza in famiglie consente il rispetto sia del superiore interesse dei minori che delle esigenze di razionalizzazione della spesa pubblica”. Una motivazione, quella economica, che poggia sul raffronto fra il costo giornaliero per struttura, ben 79 Euro, e i 405 euro mensili per famiglia affidataria.

Da ultimo, i parlamentari invitano il governo ad assicurare il rispetto della norma di legge volta ad evitare che “in alcun caso, i minori stranieri, accompagnati o meno, siano arbitrariamente trattenuti nei centri di prima accoglienza oltre le 72 ore previste per legge.”

L’Italia delle quasi 1100 famiglie che hanno aderito al progetto Bambini in Alto Mare è dunque pronta, mentre la politica sembra sforzarsi di indicare costruttivamente la rotta per il cambiamento. Al governo spetterebbe un compito neanche tanto complesso: attivarsi per far rispettare le regole, che pure oggi esistono. Riuscirà a farcela in tempi brevi?