Il dramma della denatalità. L’Italia passerà dai 61 milioni di abitanti del 2017 ai 31 milioni del 2100

Nel dettaglio lo studio pubblicato dalla rivista The Lancet. Ecco perché il Family Act non basterà

La popolazione dell’Italia, lo si è detto più volte, è in costante calo. Tanto che, secondo uno studio pubblicato dalla rivista The Lancet, arriverà a toccare i 30 milioni di abitanti, la metà di quelli attuali, nel 2100. La stima, realizzata dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) presso la School of Medicine dell’Università di Washington, propone un esame dei tassi di fertilità di 183 paesi del mondo, su 195 e ne ha recentemente parlato nuovamente anche Il Sole 24 Ore. “Uno scenario – riporta il quotidiano in merito allo studio – insomma di tutto rispetto, che se non vogliamo chiudere gli occhi, ci mette davanti al fatto di vivere da decenni su palafitte. Ci siamo illusi di aver costruito sopra uno stagno quieto, ma in realtà siamo soggetti all’andamento delle maree”.

“Nel complesso – prosegue l’articolo pubblicato da Il Sole 24 Oresecondo le previsioni, 23 paesi vedranno ridursi le popolazioni di oltre il 50%, fra cui l’Italia, che passerà dai 61 milioni di abitanti del 2017 ai 31 milioni del 2100. Il Giappone da circa 128 milioni di persone passerà a 60 milioni nel 2100, la Thailandia da 71 a 35 milioni, la Spagna da 46 a 23 milioni, il Portogallo da 11 a 5 milioni. Si prevede che altri 34 paesi avranno un calo della popolazione dal 25 al 50%, inclusa la Cina, che da 1,4 miliardi di abitanti del 2017 arriverà ad “appena” 732 milioni nel 2100. Stiamo andando incontro a un cambiamento epocale”.

Già, un cambiamento epocale. Che porterà a un mondo più “vuoto”, probabilmente. Svuotato di persone e di bambini. La denatalità, frutto dell’assenza di politiche incentivanti per le famiglie combinata con una situazione di sfiducia sul futuro dell’economia e della società, sfiducia cui hanno certamente contribuito la crisi economica post 2008 e la pandemia mondiale attualmente in corso, necessita di importanti strumenti anche culturali per essere combattuta. L’assegno unico per ogni figlio, che il Governo italiano ha portato recentemente in Parlamento con il Family Act, può essere un punto di partenza. Ma, evidentemente, di fronte a questo scenario, non basterà.