Immigrazione. Ecco il Piano Mattei

Sulla questione immigrazioni, Giorgia Meloni e il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi hanno citato il “Piano Mattei” come strada da seguire. Vediamo di cosa si tratta e perché “aiutare i migranti a casa loro” sia un’espressione che va liberata dai pregiudizi, in un senso e nell’altro

“Aiutiamoli a casa loro”. La frase è ben nota, ed è ben noto come generi facili consensi, da un lato, e altrettanto facili reazione avverse dall’altro. Un po’, senza dubbio, deriva dal fatto che della frase si sia fatto un uso “propagandistico” in diverse occasioni, un po’ per la facilità con la quale si derubricano a “frasi fatte” delle osservazioni che, invece, andrebbero considerate con la dovuta oggettività e messe alla base di un sereno dibattito.

Il Piano Mattei citato da Giorgia Meloni

D’altra parte lo stesso Papa Francesco, nel suo recente colloquio con i giornalisti di ritorno dal viaggio in Bahrein, ha espressamente detto che: “È un’ipocrisia risolvere il problema dei migranti in Europa, no, andiamo a risolverli anche a casa loro”.
Un concetto che aveva ribadito anche Giorgia Meloni nel suo discorso di fiducia alla Camera: “Bisogna rimuovere le cause che portano i migranti, soprattutto i giovani, ad abbandonare la terra, le proprie radici culturali, la propria famiglia, per cercare una vita migliore in Europa”.
Si base su questo “aiutiamoli a casa loro” il cosiddetto Piano Mattei, che si rifà al nome dello storico dirigente dell’ENI che puntò sulla collaborazione con i Paesi del Nord Africa per sviluppare e riuscire a sfruttare, da parte per primi dagli stessi Paesi, le loro risorse.

L’informativa al Senato del Ministro Piantedosi sull’immigrazione

La questione è stata ripresa dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nell’informativa effettuata in Senato in relazione alla questione immigrazioni e alle recenti vicende riguardanti i salvataggi nel Mediterraneo centrale da parte delle ONG.
“L’Italia – si legge nell’informativa – è favorevole a un Piano complessivo di sostegno allo sviluppo del Nord Africa, che coniughi le misure per la crescita con quelle per la sicurezza e il contrasto al traffico di esseri umani e che, soprattutto, sia ‘condizionato’ a una maggiore collaborazione per la prevenzione delle partenze e per l’attuazione dei rimpatri”.
Piantedosi evoca proprio l’indicazione del Presidente del Consiglio Meloni al “Piano Mattei” per l’Africa, ovvero un programma che preveda investimenti “di ampio respiro verso i Paesi destinatari che hanno dinamiche demografiche esplosive e che devono essere coinvolti nella gestione delle risorse messe a disposizione affinché si realizzino processi di crescita duraturi e sostenibili”.

I “numeri” dell’immigrazione

Questo passaggio dell’informativa si inserisce in un contesto più ampio nel quale il Ministro Piantedosi sottolinea la sostanziale inefficienza del sistema di ricollocamento dei migranti che sbarcano in Italia negli altri Paesi europei che hanno sottoscritto l’accordo. “A oggi – precisa il Ministro – a fronte di una disponibilità manifestata da tredici Stati europei per oltre 8.000 ricollocamenti, sono state effettivamente trasferite dall’Italia solo 117 persone, di cui 74 in Germania, 38 in Francia, e 5 in Lussemburgo”.
Quello che Piantedosi non cita ma è utile per cercare di capire tutto il contesto, è che il flusso migratorio che percorre la via del Mediterraneo Centrale non è che una parte (e non la maggiore) dei movimenti migratori che coinvolgono tutta l’Europa. Nel 2021, per esempio, i richiedenti asilo arrivati via mare e accolti dai Paesi che affacciano sul Mediterraneo (Spagna, Italia, Grecia e, in misura minore, Cipro e Malta) sono stati 117.496, a fronte di 537.345 richieste totali effettuate in tutta Europa. Di queste, i Paesi ad averne ricevute di più sono Germania (140.175) e Francia (103.790).
Anche a fronte di questi numeri, risulta evidente come “aiutarli a casa loro” sia davvero la strada maestra da seguire, a patto che lo si faccia senza pregiudizio alcuno. Da una parte come dall’altra.