Istat. Il numero dei nuovi nati è peggiore delle previsioni: passiamo da 393 mila a 379 mila

Prosegue ininterrotto ormai dal 2008 il calo delle nascite in Italia. In 15 anni persi quasi 200mila neonati. La media di figli per donna si attesta a 1,20, vicinissimo al minimo storico di 1,19 del 1995

Purtroppo, ormai da anni, è diventata una terribile abitudine: l’uscita del rapporto Istat che certifica ciò che tutti già sanno, ovvero come, anno dopo anno, le nascite in Italia continuino a calare.

Nuovi nati sotto quota 380mila

I nuovi numeri resi pubblici dall’Istituto di ricerca riguardano l’anno 2023: i nati residenti in Italia sono stati 379mila, con un’ulteriore diminuzione, rispetto al 2022, di 14 mila neonati. Di pari passo scende anche il tasso di natalità, passato dal 6,7 per mille dell’anno scorso al 6,4 per mille; per un numero medio di figli per donna che si attesta all’1,20, a un passo dal minimo storico dell’1,19 registrato nel 1995.
In totale, il trend del calo delle nascite prosegue ininterrottamente dal 2008: in 15 anni la diminuzione è stata del 34,2%, pari a 197mila unità.
Il problema della natalità è alla base del cambiamento demografico che vede la popolazione italiana diminuire e invecchiare progressivamente. Al 1 gennaio 2024 i residenti in Italia sono 58milioni 990mila (7 mila in meno rispetto all’anno precedente), mentre l’età media è salita a 46,6. In totale, il 24,3% dei residenti in Italia sono over 65 anni.

Adriano Bordignon: “serve un piano shock”

Sceglie il tono amaro di chi certo non si sorprende di fronte a questi numeri il Presidente del Forum delle Associazioni Familiari Adriano Bordignon, che in un post su Facebook definisce “gravissima” la situazione. “Questo crollo demografico – prosegue – ci sta condannando a un futuro insostenibile dove non saremo in grado di far fronte a una spesa sanitaria crescente perché la popolazione attiva continua a calare”.
Bordignon segnala come l’ipotesi più accreditata dell’Istat preveda un calo di 13 milioni di abitanti entro il 2080: “L’equivalente dell’attuale intera popolazione del Mezzogiorno”. Nel contempo, la potenziale forza lavoro si dimezzerà, mentre “esploderà la componente anziana”.
“Di fronte a tutto ciò  – conclude Bordignon – serve oggi (ma serviva già da ieri) un piano shock di rilancio di cui deve farsi immediatamente carico la politica nazionale, ma anche europea e locale. Non possiamo più perdere tempo altrimenti la nostra classe politica verrà ricordata come quella che sapeva e non ha agito”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Gigi del Palo, presidente della Fondazione per la natalità, da anni in prima fila nel denunciare la drammaticità della situazione: “Se non facciamo nulla – sono le sue parole riportate da Repubblicacondanniamo il Paese al default demografico. Agli Stati generali sulla natalità di due anni fa si diceva che per evitare la catastrofe l’Italia doveva arrivare a 500 mila nuovi nati entro il 2033. Non si fa abbastanza”.
Evidentemente, le politiche dei bonus non sono sufficienti. Ribadisce De Palo: “L’assegno unico già c’era e andava migliorato. Invece è diventato un altro Reddito di cittadinanza, un aiuto per le famiglie in povertà. Non era nato per questo. Ora fa anche cumulo con l’Isee: le situazione è peggiorata. La decontribuzione e il congedo parentale poi sono solo per lavoratrici e lavoratori dipendenti. Per le partite Iva non c’è nulla. Andare avanti con i bonus significa inseguire le mode. Manca un progetto serio”.