Jacinta: essere un’assistente sociale in Kenya. A fianco di bimbi e care leaver con Ai.Bi.

Il racconto di un’esperienza personale a contatto con i minori in difficoltà, lavorando a fianco di Amici dei Bambini

Mi chiamo Jacinta, sono un’assistente sociale ed ho la fortuna di poter collaborare con Ai.Bi. a Nairobi. Ho studiato alla Technical University of Kenya per poi lavorare quattro anni alCentro per minori St. Marian. Il lavoro dell’assistente sociale in Kenya comprende l’assistenza a casi d’emergenza, la presa in carico dei documenti legali necessari per occuparsi del caso, l’accompagnamento in ospedale per i minori che lo necessitano, la rappresentanza in Corte, la ricerca dei famigliari, il reintegro ove possibile, l’assistenza psicologica a minori ed adulti e molto altro.

Tra le soddisfazioni più grandi avute nella mia carriera c’è sicuramente la riunificazione di alcune famiglie, in particolare per casi di bambini dispersi come quello di Fracia una bimba di cinque anni. Joan e Gladys sono inoltre due bambini che rimarranno sempre nei miei pensieri dopo aver risolto il caso di traffico di minori in cui erano stati coinvolti, rapiti da una coppia che non poteva avere figli e poi riuniti con la famiglia biologica dopo quattro anni dal rapimento.

Faccio questo lavoro perché amo essere d’aiuto e dare una seconda possibilità ai bambini così che possano avere un futuro migliore ed uscire dagli Istituti pronti per una vita degna di essere vissuta. Amo ritrovare le famiglie d’origine e genitori affidatari.

Parte del mio lavoro con Ai.Bi. è l’assistenza legale alle famiglie ed ai Centri con cui lavoriamo. Dopo otto anni nel settore, posso certamente affermare che gli Istituti in Kenya hanno bisogno di continua assistenza e direttive tecniche. In particolare, spesso il personale non ha conoscenze delle procedure legali richieste dalla legge e dagli standard Nazionali.

Incoraggio i bambini negli Istituti nel ricordare che la loro situazione è temporanea, credo fortemente che provenendo da storie traumatiche abbiano necessità di essere trattati individualmente con grande attenzione proprio come fa Ai.Bi.

Tutti i care leaver (cioè i ragazzi che, in vista della maggiore età, stanno per lasciare le strutture istituzionali), in particolare, hanno necessità di essere guidati nel comprendere le loro capacità ma anche responsabilità prima dell’uscita dagli istituti. In conclusione, direi che lavorare con i minori richieda pazienza, competenza e risorse adeguate affinché possano essere raggiunti gli obiettivi prefissati. Ho sempre amato vedere come anche le storie più difficili possano trovare una via d’uscita.