La Cambogia traccia la strada per i “Paesi a rischio”

CambogiaTrova spazio oggi nelle pagine del quotidiano “Avvenire” un ampio servizio sulle adozioni internazionali in Cambogia in cui è stata riportata la petizione rivolta al Presidente Giorgio Napolitano da un gruppo di aspiranti genitori adottivi; l’appello, riportato da AiBi News lo scorso 15 dicembre, ha già raggiunto più di 6mila adesioni.

Sono 150 le famiglie che oggi si trovano in un limbo, senza sapere se potranno abbracciare il loro figlio cambogiano. Lo scorso 6 dicembre, infatti, il Re della Cambogia aveva firmato la nuova legge sull’adozione internazionale; le coppie ritenute idonee con la vecchia legislazione non necessariamente lo sono ancora oggi. La traduzione ufficiale della legge cambogiana ancora non è stata diffusa dalle autorità, tuttavia nella bozza del testo in inglese risulterebbe che gli aspiranti genitori adottivi dovranno avere un’età compresa tra 30 e 45 anni (art.21, comma 1).

Una quarantina di queste coppie aveva già l’abbinamento con il bambino. Da qui l’appello per chiedere che le famiglie italiane possano concludere il proprio iter adottivo in base alle norme precedenti.

Non si deve dimenticare, tuttavia, che la nuova legge rappresenta un segnale forte dato dal governo cambogiano per dare trasparenza al sistema adozioni. In passato la verifica dello stato di abbandono dei minori non è stata sempre limpida e ha dato adito a episodi di corruzione pur di concludere i percorsi adottivi. Se oggi finalmente esiste un’autorità centrale che accerta il reale stato di abbandono del bambino, prima ogni istituto decideva in maniera autonoma quali fossero i criteri per decretare l’adottabilità di un minore.

La strada imboccata dal governo cambogiano rappresenta quindi una tappa cruciale per la tutela dei diritti dei minori abbandonati in quanto le autorità locali intendono definire in maniera chiara i criteri, le condizioni, le procedure per le adozioni internazionali.

In tal senso la Cambogia è diventata un modello di lotta alla corruzione anche per gli altri Paesi; il vicino Vietnam, rinomato per le “adozioni facili”, ha espresso la volontà di aderire alla Convenzione dell’Aja e adottare quindi procedure adottive rigorose e trasparenti.

Il governo di Phnom Phen ha dimostrato che se si lotta contro la corruzione, in stretta collaborazione con le autorità Centrali dei Paesi di accoglienza e gli enti autorizzati, si possono ottenere dei miglioramenti tangibili nelle misure di protezione dell’infanzia.