La corsa di Ai.Bi. per salvare la vita a un bambino

Tutto comincia con una scheda di un bambino dell’est Europa: la richiesta di un parere a un pediatra in merito al suo problema di salute si trasforma in una catena di solidarietà per aiutarlo a trovare dei genitori

Nella quotidianità del lavoro delle varie sedi di Ai.Bi. capita spesso che arrivi la scheda di un bambino piccolo, segnalato da un’autorità centrale straniera, per il quale bisogna cercare una coppia adottiva.
La scheda riporta eventuali problemi di salute del piccolo e, a volte, le informazioni non sono chiarissime e possono spaventare. Specie chi deve “presentare” il bambino ai futuri genitori, i quali, giustamente, sono pieni di domande e dubbi che, purtroppo, non possono sempre trovare una risposta esaustiva sulla base di una scheda.

Un parere medico si trasforma in una catena di solidarietà spontanea

Per questo, quando sono arrivate le informazioni del piccolo Boris (nome di fantasia), Alice, della sede Ai.Bi. di Mestre, sapendo che le sue problematiche avrebbero potuto spaventare i futuri genitori a cui pensava di proporre l’abbinamento, ha chiesto un parere al pediatra, amico, che da tempo collabora con la sede. Per fortuna, oltre alla descrizione, erano arrivati anche materiali fotografici e video, che hanno permesso di valutare meglio la situazione.
Si trattava di chiedere un parere “in amicizia”, non era un consulto di lavoro, da qui l’approccio con un semplice messaggio su WhatsApp. Il medico era in ferie, ma questo non gli ha impedito di rispondere immediatamente: “Manda pure che trovo il tempo“.
Nel giro di un giorno, la sua risposta ha innescato un’ulteriore “maglia” della catena di solidarietà: “Posso mostrare il materiale a un collega, che è più specializzato su un caso del genere?”.
Mantenendo il totale riserbo della privacy sul bambino, così, le informazioni sono arrivate al collega, il quale ha prontamente telefonato in sede chiedendo a sua volta di poter condividere il caso con quella che si è rivelata essere una sorta di “equipe di emergenza” messa insieme dalla voglia di dare una mano al piccolo Boris.
In breve sono arrivate le indicazioni di una neuropsichiatra, il parere di una logopedista, e alcune informazioni anche da parte di una neonatologa. Inoltre, sono stati forniti ad Ai.Bi. i nominativi di altri due pediatri che sono stati prontamente coinvolti.

La corsa per rispettare il diritto di ogni bambino a essere figlio

Nel frattempo, la scheda di Boris è stata pubblicata anche sul sito di Ai.Bi., così che chiunque la possa vedere e possa decidere. In sede ci sono foto e video del bambino e, ora, anche i pareri medici e le indicazioni di tanti professionisti che si sono mossi con prontezza e competenza per dare tutto il loro supporto nel facilitare la ricerca di una coppia che possa adottare Boris.
È un esempio, questo, di come non si debbano mai perdere le speranze e combattere sempre perché ogni singolo bambino la cui storia arriva fino a noi (dei tantissimi che, purtroppo, in ogni parte del mondo rimangono troppo spesso silenziosi e sconosciuti) abbia tutte le possibilità di trovare una famiglia e soddisfare il suo diritto di essere figlio.
Ora, manca solo la coppia che chiuda il cerchio di tutta questa storia e ne dia il via a una nuova.