La Germania è il Paese dove si nasce meno. L’alternativa alle culle vuote sono gli immigrati

culle vuoteLa Germania è il Paese che in assoluto fa meno figli. Non in Europa, ma nel mondo. Il record negativo che fino all’anno scorso era detenuto dal Giappone spaventa i tedeschi, consapevoli che l’alternativa alle culle vuote è l’immigrazione.

Stephan Sievert, un economista dell’Istituto per la popolazione e lo sviluppo di Berlino, ritiene che, di fronte al crollo delle nascite che è ormai diventato cronico nel Paese, l’alternativa sia questa. E che, nel breve periodo, anche la risposta dovrà essere chiara: più immigrazione. Anche se le famiglie ripartissero a gonfie vele a far figli, servirebbero almeno vent’anni prima che i nuovi nati possano diventare lavoratori.

Calcoli alla mano, la forza lavoro nel 2030 scenderà dal 61 al 54%. La salvezza saranno gli immigrati. La questione demografica è tra le più discusse dai tedeschi ed è una delle ossessioni di Angela Merkel, che vede nei pochi nati il declino tedesco.

Secondo la società di consulenza Bdo e l’Istituto di economia internazionale di Amburgo (Hwwi), la media di nati ogni anno per mille abitanti è scesa stabilmente a 8,2, contro l’8,4 del Giappone. In concreto il nuovo record mondiale non cambia molto rispetto ai dati conosciuti: psicologicamente, però, sapere di essere il Paese che più invecchia, e che nei prossimi decenni vedrà la maggiore riduzione della popolazione, è destinato ad avere un effetto rilevante sulla psicologia dei tedeschi.

Sarà ancora più difficile che rinuncino a due cardini – criticati spesso all’estero – della politica dei loro governi: avere un bilancio pubblico solido oggi, in vista di tempi difficili di basse entrate (meno lavoratori) e più spese (aumentano gli anziani); garantire ai risparmiatori tassi d’interesse non troppo bassi e in un ambiente finanziario stabile affinché risparmino per la vecchiaia. È che la demografia conta.

Lo studio congiunto segnala che altri Paesi, in Europa, sono in un trend preoccupante: il Portogallo, con 9 nati per mille abitanti ogni anno, e l’Italia con 9,3. Lontani dalla Gran Bretagna e la Francia, attorno a 12,7. Sievert nota che il tasso di fertilità – cioè il numero di figli per ogni donna – in Germania è di 1,4: per mantenere costante il numero degli abitanti (al netto dei flussi migratori), dovrebbe essere un po’ superiore a due. Sulla base di questa tendenza, la Germania (come tutti i Paesi che fanno pochi figli) è destinata a vedere ridotta drasticamente la popolazione. Di recente, l’immigrazione netta – l’anno scorso 1,2 milioni in entrata, 8oo mila in uscita ha reso la situazione meno drammatica, ma non si può contare sul fatto che i flussi migratori siano sempre elevati e siano accettati da un elettorato tedesco che si restringe e teme di perdere le sue peculiarità.

Il ministero degli Interni di Berlino prevede che la popolazione, oggi di 81 milioni, scenderà a 65-70 milioni nel 2060, «un declino tra il 15 e il 21% in 6o anni». Ciò significherà, per dire, che la Gran Bretagna la supererà, non solo per numero di abitanti ma anche come economia: lo studio di Bdo e Hwwi nota che, se le cose vanno avanti così, la Germania perderà la sua capacità di attrarre e cesserà di essere l’economia più potente del Vecchio Continente. E aggiunge che la popolazione in età da lavoro, cioè tra i 20 e i 65 anni, nel 2030 scenderà al 54% dal 61% di oggi. Il ministero degli Interni calcola che i circa 50 milioni in età da lavoro si ridurranno di 6,3 milioni entro il 2030 anche ipotizzando una crescita dell’immigrazione netta di 200 mila persone l’anno. Le soluzioni, se ci sono, sono di lungo periodo: soprattutto, fare in modo che più donne possano al tempo stesso lavorare e fare figli. Nel breve, l’immigrazione in entrata: spesso più qualificata della media dei lavoratori tedeschi.