“L’adozione agli omosessuali: una distorsione delle cose naturali”

Parla Anna Danovi, presidente del Centro per la Riforma del Diritto di famiglia

1. Non c’è dubbio che l’iniziativa di delibera del Comune di Milano, e dei Comuni che hanno agito precedentemente in modo analogo, rompe un protocollo finora vigente. Qui c’è una delibera consiliare che dà un’impronta di validità e riporta un piano di fatto su un piano di diritto. Ma da qui a riconoscerlo come un’apertura a modifiche della normativa vigente siamo molto lontani: un conto è concedere a una coppia non sposata riconoscimenti dal punto di vista anagrafico, e un conto è pensare che questo sia una premessa sul piano del diritto.

2. Un’enorme problematica nasce dal conflitto tra la nostra legge nazionale e le norme internazionali, vista la piega che sta prendendo la Francia o che altri Paesi hanno preso da tempo. Penso al caso della coppia gay italiana sposata in Olanda, il cui documento qui in Italia non è stato validato. Quanto al rischio che anche in Italia le coppie gay arrivino a poter adottare, non lo ritengo probabile: sarebbe una distorsione delle cose naturali. Certo, però, alla lunga è possibile: su temi tanto sensibili la società non si sofferma a riflettere abbastanza.

3. Oggi in Italia il matrimonio non può che essere l’impegno assunto da un uomo e una donna davanti a Dio o allo Stato civile. Però lo stato di fatto sta anticipando il diritto ovunque in Europa, e l’Italia è un Paese che quasi da solo protegge ancora la sua anima iniziale, fa da baluardo alle tradizioni e a un’etica anche laica (il valore del matrimonio civile). Mentre però l’Italia tiene la sua posizione, un Comune dice «io comincio a mettere il mio timbro sul cambiamento e do anche ai gay gli stessi diritti delle coppie sposate», e lo scollamento è rischioso.

4. Due persone eterosessuali che convivono hanno già tutti i riconoscimenti: i loro figli godono degli stessi diritti degli altri, se uno dei due muore l’altro ha diritto al trasferimento del contratto d’affitto, eccetera. Direi che solo per gli omosessuali c’è un salto effettivo.

Da Avvenire, 21 settembre 2012