L’adozione internazionale, la grande assente nella agenda della politica italiana

maria rita parsiRimettere la questione dell’infanzia al centro dell’agenda politica, puntando anche sulle adozioni internazionali per incentivare la formazione di nuove famiglie. Questa la “ricetta” per il futuro del nostro Paese espressa dalla psicologa Maria Rita Parsi in questo editoriale, che riportiamo integralmente, pubblicato sul quotidiano “Il Giorno” martedì 5 gennaio.

 

C’è un grande assente nell’agenda della politica italiana: la questione dell’infanzia. Siamo, ormai da tempo, un Paese “mangia-bambini”. Infatti, abbiamo un tasso di natalità fra i più bassi del mondo; servizi per l’infanzia fra i più scarsi e inefficienti in Europa, sostegno alla maternità quasi inesistente. Nell’ultimo anno, poi, il già basso numero di adozioni internazionali è crollato, passando da una media annuale di circa quattromila adozioni a meno di 2.000. In un quadro così desolante, gli unici temi su materie analoghe a cui si dedica la classe politica o che vengono propinati a lungo, soprattutto da giornali e mass media, all’opinione pubblica, sono stati, negli ultimi mesi, quelli degli “uteri in affitto”, quelli della “maternità artificiale” e, quanto alle adozioni, della “stepchild adoption”. Ci sembra allora sia giunto il momento per le forze politiche, per la Chiesa, per gli intellettuali e gli scienziati che si interessano anche ai problemi dei minori e delle famiglie, di porre al centro dell’agenda politica del Paese le vere questioni che toccano le radici stesse della società e futuro del nostro Paese e delle società tutte. Ovvero, quelle relative alla natalità in genere, alla tutela, nel senso della salute fisica e mentale e del sostegno, anche economico, alle famiglie; agli incentivi e ai supporti alle politiche per l’infanzia con, al contempo, una più appropriata cornice normativa e amministrativa delle adozioni nazionali e internazionali. Sarebbe infatti importante puntare anche sulla leva delle adozioni internazionali, oltre che su quelle nazionali, per incentivare la formazione di nuove famiglie. Spetta, a questo punto, a chi governa il nostro Paese, ai politici che sono al governo, tornare a porre la questione dei bambini al centro dell’agenda politica del Paese. Per far valere le leggi che già ci sono e, ancora, per alimentare le buone e innovative politiche per la maternità e l’infanzia, vero segno distintivo del cambiamento evolutivo della società italiana. E il segnale inequivocabile di quel che il mondo, per cambiare, nel segno dell’integrazione, dell’infanzia e della pace, è tenuto a fare per i bambini, soprattutto quelli in difficoltà che saranno i veri protagonisti del futuro del pianeta.