Le raccomandazioni della conferenza de L’Aja: “Genitori adottivi, segnalate anche in maniera anonima, i pagamenti in contanti e in nero”

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I genitori adottivi non siano solo vittime delle pratiche illegali che si insinuano nel mondo dell’adozione internazionale, ma diano il proprio contributo alla lotta contro ciò che mina alla base la credibilità dell’accoglienza adottiva. È questo l’invito che emerge dai lavori della Special Commission della Conferenza de l’Aja, svoltasi nella città olandese dall’8 al 12 giugno.

Discutendo degli aspetti finanziari dell’adozione internazionale, gli addetti ai lavori convenuti a l’Aja hanno lavorato in particolare per cercare di contrastare la piaga dei pagamenti in contanti in nero a cui troppe coppie di aspiranti genitori sono costrette per poter realizzare il proprio sogno. Da qui alcune proposte per limitare la pressione finanziaria, in molti casi illecita, percepita dagli aspiranti genitori adottivi. A cominciare dalla predisposizione di un metodo, da rendere facilmente accessibile, che consenta alle coppie e, in generale, ai soggetti interessati, di segnalare – anche in forma anonima, se lo preferiscono – eventuali abusi. Gli stessi aspiranti genitori dovrebbero poi essere incoraggiati a redigere un elenco delle somme di denaro corrisposte nel corso  della procedura di adozione, indicandone le fasi di pagamento, e di ogni eventuale spesa non specificata nel contratto. Tale elenco dovrebbe poi essere inviato all’ente autorizzato e in copia alle Autorità Centrali sia dello Stato di origine che di quello di destinazione del minore. Compito degli enti dovrebbe essere quello, invece, di informare preventivamente le coppie che si avviano all’adozione dei possibili rischi e pratiche illecite che potrebbero incontrare sul loro percorso.

Raccomandazioni, queste, già contenute nella “Summary list of good practices on the financial aspects of intercountry adoption”, il documento di riferimento per gli Stati, le Autorità Centrali e gli Enti autorizzati nella gestione degli aspetti finanziari dell’adozione internazionale, predisposto nel giugno 2014 da un apposito gruppo di esperti nominato dalla Conferenza dell l’Aja.

Lo stesso testo, al centro della discussione della Special Commission, stabilisce i doveri di Autorità Centrali ed enti al fine di limitare il più possibile qualsiasi forma di mercato dell’accoglienza adottiva, ispirandosi alla “Convenzione sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale”, firmata a l’Aja nel 1993 da 93 Paesi e ratificata fino a oggi da 54 di essi. In questo quadro, agli enti spetterebbe il compito di informare le coppie, prima che la procedura abbia inizio, su tutti i costi, le spese e i contributi, chiarendone l’uso finale, le modalità di pagamento, le agevolazioni e i rimborsi in caso di revoca. Di conseguenza i pagamenti devono avvenire tramite bonifico bancario da destinarsi a uno specifico conto corrente relativo all’ente autorizzato, che dovrà emettere ricevute ufficiali e fatture dettagliate e non potrà chiedere somme superiori a quelle preventivate. Stessa trasparenza è richiesta per le donazioni che non possono essere effettuate dalla coppia prima della conclusione della procedura adottiva e non possono essere destinate alla famiglia di origine del minore adottato né agli enti coinvolti nella stessa procedura. Da parte sua, tra le altre cose, le Autorità Centrali hanno il compito di autorizzare solo gli enti che soddisfano i requisiti richiesti e di monitorarli costantemente verificando la loro situazione finanziaria. Alle Autorità Centrali, secondo il documento de l’Aja, toccherebbe, tra le altre cose, anche verificare l’identità delle persone coinvolte nella procedura adottiva e proibire che agli aspiranti genitori vengano richiesti pagamenti per quei servizi che lo Stato fornisce gratuitamente.

In tutto questo, un contributo fondamentale deve poter arrivare dalle famiglie: i soggetti che, insieme ai bambini, patiscono in prima persona le storture di un sistema troppo spesso preda di chi vuole fare affari sulla sofferenza e sull’abbandono. Da qui la necessità di mettere al più presto le famiglie in condizione di denunciare tali abusi: sarebbe un primo passo verso la loro eliminazione.