L’emozione: “Io, verso l’altare, con mia figlia che mi aspetta”

famigliaFigli, genitori e nonni hanno raccontato a Giulia Busetto di “Gente Veneta” come hanno vissuto il rito della benedizione delle adozioni che si è celebrato in provincia di Venezia domenica 14 dicembre. Di seguito riportiamo l’articolo pubblicato sul numero del periodico uscito il 20 dicembre.

 

“Mi avete fatto benedire per riparare a tutte le maledizioni che seguivano i miei capricci da piccolo. Ve ne ho fatte passate tante!” Ci scherza su Anatolij, camuffando la commozione per ciò che è successo pochi minuti prima: la diocesi veneziana l’ha confermato e consacrato frutto dell’amore tra Francesco e Maria Teresa, suoi genitori adottivi.

Tra i quindici bambini benedetti al centro Cardinal Urbani di Zelarino lui è il più grande. Quattordicenne di Marghera, biondo, occhi azzurri, nazionalità russa. “Il momento più emozionante è stato dirigermi all’altare mentre tutta la mia famiglia mi aspettava a braccia aperte. Incamminarmi verso di loro mi ha permesso di notare le espressioni di gioia che stavano provando nell’accogliermi”. Nel suo caso ad attenderlo all’altare non c’erano solo papà e mamma, ma anche Marco e Anna, fratello e sorella, figli naturali della coppia, venuti prima di lui: “Imporre le mani sopra nostro fratello è stato bellissimo” ammette Anna. “Non sapevamo di questa possibilità di poter benedire nostro figlio adottivo con una vera e propria cerimonia”, dice la madre. “Abbiamo saputo che la diocesi si stava muovendo in questo senso da un articolo di Gente Veneta di qualche settimana fa, e subito ci siamo attivati. È stato il suggello di un percorso d’amore, che a tratti ci ha messo alla prova con la sua difficoltà: quattro anni di attesa e poi i problemi di inserimento”. “Abbiamo pazientato così tanto – ricorda giocoso il fratello Marco – che da piccolo, mentre lo aspettavamo tutti, ho chiarito il mio pensiero: ‘Guarda mamma che facevamo prima a farcelo per conto nostro questo bambino!’” I parenti sono ignari di tutto – dice ridendo papà Francesco – ci sono solo due nostri amici, è stata una cosa raccolta”.

Ganyuan invece, due anni, capelli neri, occhi grandi, guance rosse e labbra bagnate, nato e cresciuto in Cina, in Italia da solo un mese, si è portato dietro anche i nonni adottivi, Carla e Roberto: “Ci siamo commossi. È un’importante consacrazione del cammino che ha portato il nostro nuovo (e primo) nipote fino a qui”. Abbiamo scelto di iniziare nostro figlio al cattolicesimo partendo da questo gesto di accoglienza, questo nuovo rito che benedice lui e la nostra famiglia”, spiegano i neo genitori Alberto e Roberta. “Questa celebrazione precede il suo battesimo, in questo modo il nostro bambino è stato salutato e benedetto dalla comunità ancora prima di ricevere il suo primo sacramento”.

 

(Fonte: Gente Veneta)