Rivoluzione per i malati di diabete: insulina una sola volta a settimana

Due studi indipendenti pubblicati di recente confermano la validità di una nuova molecola che permetterebbe una somministrazione settimanale di insulina per i pazienti diabetici di tipo 2 che oggi devono sottoporsi alla terapia quotidiana

Sono 500 milioni i pazienti diabetici nel mondo. 3,5 milioni solo in Italia. Per loro, fino a oggi, la terapia per il diabete di tipo 2 prevede la somministrazione quotidiana di insulina.
Fino a oggi! Perché due differenti studi pubblicati sulle riviste specializzate Jama e New England Journal of Medicine apre alla speranza di quella che sarebbe una “rivoluzione”.

Nuova terapia per il diabete: da 365 a 52 somministrazioni l’anno

Grazie allo studio di una nuova molecola, la nuova insulina basale, che è ora in attesa dell’approvazione da parte delle autorità preposte, permetterebbe di poter passare a una somministrazione settimanale. In pratica: 52 somministrazioni all’anno anziché 365: una differenza non di poco conto per la qualità della vita dei pazienti diabetici di tipo 2, specie per i più anziani che hanno magari diverse patologie e devono assumere quotidianamente più terapie.
Il vantaggio sarebbe anche per l’impegno degli operatori sanitari che all’interno delle strutture sanitarie si occupano dei malati di diabete.

Anche un italiano nel panel di studiosi

Come detto, l’attesa è, ora, per l’ok alla nuova terapia da parte degli organismi preposti alla regolamentazione dei farmaci: gli studi sembrano indicare che l’efficacia dell’insulina a somministrazione settimanale è leggermente superiore ai due differenti tipi di insulina attualmente utilizzate per la somministrazione quotidiana analizzate nei test. C’è, però, un piccolo rischio di ipoglicemie, per questo, con ogni probabilità, anche qualora arrivasse l’approvazione, l’utilizzo della somministrazione settimanale andrà valutato a seconda dei casi, in relazione al piccolo rischio assoluto di ipoglicemia.
Da segnalare che allo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha partecipato anche l’italiano Roberto Trevisan, professore di Endocrinologia all’Università di Milano-Bicocca e direttore della Diabetologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

[fonte. la Repubblica]