Mali. Una legge blocca le adozioni internazionali: 150 famiglie rischiano di non poter abbracciare i loro figli

renzi200In Mali una legge, la numero 2011-087 che ha introdotto il nuovo “Codice delle persone e della famiglia”, sta mettendo a rischio le adozioni internazionali. Quelle future e, cosa più grave, quelle già avviate, destando la preoccupazione di 150 famiglie, molte delle quali italiane, le cui procedure adottive sembrano essere bloccate da 22 mesi e i cui dossier sono già stati accettati dalla Commissione adozioni maliana presso il ministero della Promozione della Donna, del Bambino e della Famiglia.

A denunciarlo è un’interrogazione presentata al Senato, nella quale si legge che la nuova legge approvata dispone “all’articolo 540 che solo le coppie o le persone singole di nazionalità maliana, che non abbiano figli né discendenti legittimi e che abbiano almeno 30 anni, possono adottare un bambino maliano, introducendo dei criteri specifici per l’accesso all’adozione-filiazione, sebbene non sia chiarita espressamente la fattispecie di adozione da parte di cittadini non maliani; nello specifico, l’articolo 540 si limita ai requisiti per i cittadini di nazionalità maliana, senza prevedere alcuna disposizione in merito alle potenzialità dei cittadini non maliani, in particolare per quelli aventi una procedura di adozione già avviata in loco”.

Tutto questo accade in un contesto nel quale è doveroso ricordare che il Mali ha ratificato la Convenzione sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale de L’Aja del 1993, cha prevede che i Paesi firmatari “riconoscono che l’adozione internazionale può offrire il vantaggio di dare una famiglia permanente al bambino per il quale non è stata trovata una famiglia idonea nel suo stato di origine“; l’articolo 24 dispone che “Il riconoscimento dell’adozione può essere rifiutato da uno Stato contraente solo se essa è manifestamente contraria all’ordine pubblico, tenuto conto dell’interesse superiore del minore“.

Un contrasto tra legge maliana e Convenzione de l’Aja che è stata gestita con diversi approcci interpretativi nel corso degli ultimi 2 anni: fino a novembre 2012 è stata accolta l’interpretazione secondo cui sussiste un’autorizzazione tacita nei confronti dei cittadini stranieri, malgrado la non espressa previsione normativa, in ragione di quanto disposto dalla Convenzione de L’Aja; dal novembre 2012, con l’avvento di un nuovo direttore dell’autorità centrale per le adozioni, è cambiato tutto: interpretazione stringente delle disposizioni normative, con conseguente limitazione della legittimità adottiva esclusivamente ai cittadini maliani, residenti oltre confine.

E proprio il nuovo approccio delle autorità maliane, ha messo in crisi più di 150 famiglie – molte italiane -, le cui procedure di adozione sono state bloccate. “In alcuni casi – si legge nell’interrogazione – ci sono dossier addirittura già accettati dalla Commissione adozioni maliana e con segnalazioni di minori presso gli orfanotrofi nazionali”.

Fortunatamente la volontà di risolvere positivamente la vicenda da parte dell’autorità centrale maliana ha creato un gruppo di lavoro che ha coinvolto gli enti stranieri al fine di formulare una specifica richiesta all’Assemblea nazionale del Mali, orientata all’annullamento momentaneo dell’applicazione dell’articolo 540 in attesa di una sua necessaria modifica. Le famiglie hanno avviato “una raccolta firme per una petizione internazionale (che in questo momento ha superato le 3.000 firme) per sollecitare l’attenzione delle autorità maliane circa gli effetti deleteri dell’attuale approccio amministrativo in materia di adozioni internazionali”. Nel frattempo i senatori chiedono “se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto, e quali iniziative intenda intraprendere in sede internazionale, al fine di sensibilizzare il Governo maliano affinché sia modificata la disposizione in premessa consentendo lo sblocco delle procedure di adozione attualmente ferme in ragione dell’impasse burocratico-normativa legittimata dalla vigente interpretazione dell’articolo 540 del nuovo “codice delle persone e della famiglia” maliano.”