Minori fuori famiglia e scuola: un difficile rapporto

La scuola è l’ambiente in cui si manifestano tutti i rancori e le difficoltà che ha vissuto un minore fuori famiglia. E’ questo uno dei risultati emersi dalla ricerca realizzata dall’istituto Synergia che verrà presentata a Cervia, lunedì 24 agosto, nell’ambito del Convegno promosso da AiBi „Emergenza educativa. Adozione, affido e leaving care tra scuola e famiglia”.

L’indagine si è focalizzata sull’accoglienza scolastica dei care leaver, ovvero i giovani che si vedono costretti a lasciare le strutture di assistenza al compimento della maggiore età. Si tratta di una categoria a rischio di esclusione sociale: la famiglia è assente, le istituzioni latitano, la scuola non risponde alle loro esigenze. Dalla ricerca emerge, infatti, che il rapporto con la scuola è uno degli aspetti più delicati e al tempo stesso controversi per i care leaver, in quanto viene fuori l’assenza della famiglia come sostegno e unità elementare della vita sociale. Gli insegnanti non sembrano essere un punto di riferimento, essendo considerati troppo distanti dai problemi e dalle esigenze di questi giovani.

Questa “lontananza” dal mondo della scuola si riflette sui risultati: appena un terzo degli intervistati ha conseguito la licenza media; la maggioranza sceglie corsi di formazione per imparare un mestiere. Chi si è fermato alla licenza media trova rapporti di lavoro precari, con rinnovo trimestrale o simile (se non in nero), ma anche con assunzioni, ad esempio nel settore delle pulizie. Generalmente i giovani optano per un inserimento immediato e talvolta non molto ragionato nel mondo del lavoro, che raramente li soddisfa.

La preoccupazione principale dei giovani di 17 anni è quella di trovare un lavoro perché il tempo all’interno della struttura di assistenza sta per scadere; anche per questo diventa difficile tirare le somme sul percorso di studi e immaginare come dargli un seguito. Si contano sulla punta delle dita, infatti, i care leaver che terminano gli studi superiori e decidono di iscriversi all’Università.

Nel frequentare la scuola manca quella passione e quel coinvolgimento che invece i ragazzi ritrovano nelle strutture che li ospitano. Dalla ricerca emerge, infatti, che ciò che davvero conquista i ragazzi sono gli educatori e le persone che in modo disinteressato si occupano di loro, sono disponibili, li ascoltano, fanno loro domande, li rimproverano e cercano di renderli responsabili, poco alla volta.