Natale è solo un giorno in più per lottare dalla parte dei bambini

aibi mission200La famiglia è dove c’è bisogno di te. Non si può far mancare agli altri quello che tu stesso desideri. Passare il Natale lontani da casa può essere una scelta, di condivisione e umanità: molti “amici dei bambini” l’hanno fatta. Perché l’emergenza non si ferma neanche a Natale e perché proprio il 25 dicembre non si vuole far mancare il conforto di una presenza, di un aiuto concreto, di una parola e dell’affetto, sopratutto a chi è solo al mondo.

Vogliamo chiamarli per nome, i tanti volontari espatriati, gli operatori, gli educatori, le famiglie che “lavoreranno”  il giorno di Natale.

Per carità, nessun encomio. Non facciamo nulla di speciale!”. Andrea è stato categorico. E’ rimasto a Kinshasa per non lasciare da sole le coppie bloccate in Repubblica Democratica del Congo: “Sto facendo una cosa in cui credo, quindi sono contento così. Dovevo tornare a casa per passare le feste con i miei familiari e i miei amici. Tutti loro sono un po’ tristi di non vedermi, ma hanno accettato volentieri la mia decisione perché sanno che lo faccio per un’ottima causa. Come potevo andarmene con la situazione che c’è qui?”.

Nessuna enfasi, piuttosto la semplicità spontanea di “fare quel che è giusto fare. Anche quando questo significa rinunciare a tavole imbandite, luci, regali, feste per restare sotto le bombe di Goma o nella povertà più assoluta dei centri per rifugiati. Anche Anna e Marco, alla loro prima esperienza come volontari espatriati, sono rimasti a Kinshasa, lontani dai parenti e dai giovani amici italiani. Speciali nel non voler sentirsi dire grazie e desiderosi di dire queste parole: “Passeremo comunque un Natale “in famiglia”, anzi…. con tante famiglie! Pranzeremo infatti insieme ai bambini e a papà Elvis e maman Francine della Casa Famiglia Ange Gabrielle e condivideremo il pranzo fatto di cibi tradizionali congolesi… e dolci tradizionali italiani (porteremo infatti pandoro, panettone e torrone!); la sera festeggeremo insieme alle famiglie italiane che si trovano qui a Kinshasa”.

E in Italia? Ci sono Silvia, Eleonora, Rosa, Caterina, Stefania che passeranno il Natale nella comunità La tua casa. Accanto a loro Ilaria, Manuela, Alessia, Arianna, Elena della comunità Pacha Mama. “Cucineremo tutte insieme, mamme ed educatrici, la cena della vigilia e poi il pranzo di Natale”, racconta Michaela, anche lei “sul campo”; si dividerà fra le due comunità mamma-bambino, entrambe in provincia di Milano. “Dopo, abbiamo preparato gite e giochi per i più piccoli. Insomma, festeggiamo lavorando o meglio lavoriamo a far festa, per regalarci tempo, sostegno e qualche sorriso in più, per alleggerire situazioni familiari davvero difficili”.

Sempre in Italia, c’è un’altra emergenza che non permette neppure un giorno di riposo: quella dei “Bambini in alto mare”. Così, all’elenco degli Amici dei bambini, “in trincea”, non può che aggiungersi Dinah. La notte di Natale, con Mariateresa e Veronica, saranno a tavola con 10 egiziani e un gambiano. “Si mangerà pesce e cous cous. E ringrazieremo ognuno di noi il nostro Dio per non averci mai abbandonato”.