Nepal. Inizia la fase più difficile per chi ha perso la propria casa: Ai.Bi. lancia una campagna di Sostegno a Distanza “Sosteniamo le famiglie del Nepal”. Accoglienza interfamiliare in prima linea

accampamentoNel Nepal sconvolto dal terremoto del 25 aprile, mentre non è ancora finita la conta dei morti, si deve già pensare alla fase successiva: quella dell’emergenza umanitaria, del rischio epidemie, degli aiuti alla gente a cui il sisma ha tolto tutto. Inizia ora, infatti, il momento più difficile per la popolazione nepalese. Prima che la ricostruzione inizi e porti i primi risultati, le famiglie del Paese asiatico saranno costrette a rimanere senza casa per almeno 1 o 2 anni. A ciò si aggiunge l’arrivo imminente della stagione dei monsoni che rende di fatto impossibile la realizzazione di nuovi edifici al posto di quelli distrutti o la ristrutturazione di quelli danneggiati. Lo ha confermato lo stesso primo ministro di Kathmandu, Sushil Koirala: “Non possiamo costruire ora nuove case – ha spiegato –: per il momento dobbiamo sistemare la gente nelle tende”. Che però sono troppo poche per ospitare tutta la popolazione rimasta senza un tetto sulla propria testa. Così come migliaia di persone non hanno riso, cereali, olio e beni di prima necessità.

In tale contesto, di fronte a una situazione destinata a protrarsi per molto tempo, è necessario andare oltre l’intervento di emergenza. Occorre piuttosto un’azione continuativa a favore di tutti quei nepalesi che, avendo avuto la propria casa ridotta a un cumulo di macerie, sono disposti a vivere nelle tende ma pur sempre accanto a ciò che resta delle proprie abitazioni.

Per questo Amici dei Bambini lancia la nuova campagna di Sostegno a Distanza “Sosteniamo le famiglie del Nepal”: un intervento di sostenibilità la cui efficacia è stata ampiamente dimostrata nel corso di altre emergenze del passato.

Del tutto assimilabile a un normale Sostegno a Distanza comunitario da 25 euro al mese, il progetto punta a supportare l’accoglienza interfamiliare e i centri di accoglienza allestiti nei villaggi. La prima – iniziativa già partita nei primi giorni successivi al terremoto – consiste nell’aiuto economico offerto a quelle famiglie nepalesi, la cui casa non è stata distrutta dal sisma, disponibili a ospitare bambini, mamme o altre famiglie rimaste senza un tetto sulla testa. I secondi saranno invece dei punti di accoglienza pensati coloro che non vogliono allontanarsi dai propri villaggi e dalle proprie case, anche se queste ultime non sono più agibili. In attesa che inizi la ricostruzione, si provvederà ad assicurare assistenza, generi di prima necessità (cibo, acqua, coperte, medicinali) e animazione ludico-ricreativa per i bambini.

I numeri, del resto, rendono evidenti le dimensioni di questa catastrofe. Le case private completamente distrutte sono, al momento, 191.058, 10.718 gli edifici pubblici e 668 le scuole. Il conto dei morti, nel frattempo, è salito a 7.557 e quello dei feriti a 14.536. Il domani di un Paese messo drammaticamente in ginocchio passa attraverso la generosità di tutti noi: il Sostegno a Distanza “Sostieni le famiglie del Nepal” è il primo passo.