Non solo cuore: così si “forma” un volontario

volontariatoDiventare volontario non è così semplice come si potrebbe credere. Non basta mettere un po’ del proprio tempo a disposizione degli altri, ma occorre anche una vera e propria formazione. Ne parla Giuseppe Delbello su “la Repubblica” del 16 dicembre 2014 in questo articolo che riportiamo integralmente.

 

Molti ci provano, non tutti ce la fanno. Entrare nel mondo del volontariato da protagonisti è facile a dirsi, molto più complicato se, come nel caso della Lilt (Lega italiana lotta ai tumori), si vuole intraprendere un percorso operativo. I volontari, nel disastrato panorama della sanità italiana, svolgono un ruolo fondamentale che spesso colma carenze e inefficienze del sistema pubblico. Ma in tante situazioni, ne integra anche quelle funzioni di assistenza a pazienti e familiari di cui c’è sempre più bisogno.

Ecco perché, nell’ottica di un lavoro non retribuito e che si ispira a principi di etica e solidarietà, la Lilt istituì agli inizi degli anni ’80 una scuola per volontari. Un progetto che, per stare al passo con i cambiamenti sociali, favorì il passaggio dalla beneficenza tout court a un impegno di tipo professionale. Sono passati trent’anni e la scuola meneghina, che da poco ha festeggiato l’anniversario, è in piena forma con un programma che fa da guida a tutto il settore sanitario. Il corso base e le attività di formazione, fulcro della scuola, sono coordinati da un’équipe di professionisti in ambito psicologico e medico assistenziale. Il tirocinio conclusivo, destinato a chi accede,  è invece gestito da volontari “esperti” che svolgono da anni la loro attività a favore dei malati e per la raccolta fondi.

La scuola che forma i volontari, dopo averli accuratamente selezionati attraverso un test di personalità e un colloquio individuale con lo psicologo, continua con l’aggiornamento costante, tanto che ogni soggetto sottoscrive il regolamento per accettazione, nel momento in cui entra a far mila parte dell’Associazione. «Il nostro obbiettivo», spiega la responsabile scientifica della scuola Laura Gangeri, «è indirizzare verso una scelta consapevole, perché il settore è delicato e richiede esperienza per l’assistenza umana e psicologica dei pazienti e dei suoi familiari». La campagna di reclutamento parte a settembre e dura tutto l’anno, utilizzando vari canali di comunicazione: dal giornalino scientifico “Controcancro” alle locandine nei mezzi di trasporto e fino alla pubblicità sui quotidiani o negli ambulatori dedicati alla prevenzione. Regole precise, requisiti indispensabili. Tra questi, l’età compresa tra 18 e 75 anni, la disponibilità di almeno mezza giornata e non essere reduce da lutto familiare o malattia oncologica nello stesso anno. «E questo perché il coinvolgimento emotivo», aggiunge la Gangeri con la direttrice della scuola Simonetta Sborea, «è tale che può essere sostenuto solo da chi è in equilibrio psicologico». La selezione dei candidati (il 50 per cento è inidoneo) prevede un test di personalità e un colloquio individuale, da cui emergano le singole caratteristiche. Il corso impegna i futuri volontari per cinque giorni, con l’obbligo a partecipare all’80%delle lezioni. Una volta certificata l’idoneità, al neovolontario è offerta la possibilità di dedicarsi ad attività di reparto o ambulatorio nell’ascolto di malati e familiari, oppure all’accoglienza all’ingresso dell’ospedale con funzione di indirizzo per i pazienti. La scuola milanese della Lilt ha una valenza territoriale che non impegna con un percorso condiviso le 106 sedi provinciali spalmate sul territorio nazionale in cui lavorano 250mila soci e 25mila volontari. Insomma, organizzazione e coordinamento di corsi locali non sono emanazione della Lilt di Milano, ma agiscono in autonomia. E in questa situazione ovviamente, l’autogestione può rappresentare un quadro di efficienza non sempre omogeneo. La validità del programma di volontariato della Lilt milanese è riconosciuta da altre associazioni che, a loro volta, affidano i propri candidati alla scuola di formazione, chiedendo l’ammissione al corso base come uditori.

Quale è l’attività principale della Lilt? L’associazione (sede centrale a Roma) che opera per conto del ministero della Salute, promuove da oltre 90 anni “in collaborazione con le maggiori organizzazioni nazionali e internazionali in campo oncologico” la prevenzione: da quella primaria per ridurre i fattori di rischio, alla secondaria che si realizza attraverso visite mediche ed esami strumentali per la diagnosi precoce dei tumori e fino alla prevenzione terziaria mirata a supportare chi ha sviluppato un cancro. Oltre ai 400 ambulatori e i 15 hospice dedicati alla prevenzione, la Lilt offre servizi vari, come la linea verde Sos (800 998877) per la consulenza psicologica e legale. Un settore ad hoc si occupa dell’educazione nelle scuole e nei luoghi di lavoro, come pure dello sviluppo della ricerca. E infine le tre campagne nazionali: la Settimana per la prevenzione finalizzata a diffondere l’importanza di corretti stili di vita; la Giornata mondiale senza tabacco, il 31 maggio, con materiale informativo sui danni da fumo attivo e passivo; e Nastro rosa ideata nell’89 per sensibilizzare sulla diagnosi precoce dei tumori della mammella. L’assistenza domiciliare, pur assicurata marginalmente da alcune realtà locali della Lilt, è invece ben rappresentata dall’Ant, l’Associazione nazionale presieduta a Bologna da Raffaella Pannuti a cui “Salute Repubblica” ha dedicato recentemente un ampio servizio. Uno dei punti deboli della Lega, come conferma il Piano strategico 2014-15, è nei rapporti tra sede nazionale e sezioni provinciali laddove si legge di “ruoli e posizioni non sempre chiari” che fanno ravvisare “la necessità di controllo da parte della sede centrale nel governare l’azione del territorio”.

Di fatto però, anche da punti di riferimento, distaccati vengono messe in campo iniziative di rilievo. Per esempio, quella della Lilt Napoli presieduta da Adolfo Gallipoli D’Errico che dal 2007 ha istituito nell’Istituto tumori Pascale il progetto di recupero psicofisico attraverso lo shiatsu. In sette anni sono state effettuate 700 sedute su 80 pazienti tra i 30 e i 60 anni, colpiti da tumore. Oltre alla Lilt, le associazioni che operano nel volontariato oncologico sono tante. Tra queste, Vivere Aiutando a Vivere, Alsi (Associazione lombarda stomizzati e incontinenti) Prometeo, Avo, Una mano alla vita, Aiutiamoci a Vivere.