Oblio oncologico: un diritto da riconoscere anche per chi si avvia all’adozione nazionale e internazionale

È stata presenta alla Commissione Giustizia del Senato una proposta di legge per il diritto all’oblio oncologico, per vietare di chiedere informazioni su malattie pregresse a 10 anni di distanza dalla completa guarigione

Per chi si ammala di tumore, guarire è sempre l’obiettivo! Eppure, anche una volta raggiunto, il fatto di avere avuto una malattia di questo tipo può ancora creare problemi, e non di poco conto.
Lo sanno bene tutti coloro che, guariti da un tumore, hanno provato a chiedere un mutuo, un prestito bancario, una polizza assicurativa o avviare una pratica per ottenere l’idoneità all’adozione.

La proposta di legge sul diritto all’oblio oncologico

Nasce da questa consapevolezza la proposta di legge che prima della crisi di governo la Commissione Giustizia del Senato aveva cominciato a esaminare sul cosiddetto “diritto all’oblio oncologico”. Una misura che, sulla falsariga del “diritto all’oblio digitale” consentirebbe alle persone guarite da un tumore di non dover fornire informazioni relative alla propria malattia pregressa.
Alla presentazione della proposta, la prima firmataria, senatrice Paola Boldrini, ha ricordato come in Italia ci siano 3,6 milioni di persone con una diagnosi di tumore, delle quali circa un milione guarite. Persone che sono comunque obbligate, in determinate circostanze, a fornire informazioni sul proprio stato di salute e, in base a queste, si possono vedere rifiutata la richiesta di un prestito o, come detto, la domanda di idoneità all’adozione.
Esempi di questo tipo ne abbiamo visti diversi e recentemente se ne è tornati a parlare in relazione alla vicenda dell’attrice Carolina Marconi che, secondo quanto da lei stessa denunciato, si è vista negare la possibilità di un’adozione per via del tumore dal quale, per fortuna, è guarita.
Sulla scorta di questi episodi c’è chi si chiede se adottare sia di fatto impossibile per chi ha avuto un tumore. In realtà per queste persone l’adozione non è vietata a priori, ma le autorità procedono a richiedere integrazioni e certificati in grado di dare loro tutte le garanzie del caso per assicurarsi che i bambini vengano dati in adozione “a coniugi le cui aspettativa di vita o anche solo le cui capacità genitoriali non siano condizionate da una malattia già nota”.

Vietato chiedere informazioni su malattie da cui si è totalmente guariti da 10 anni

Il tema non è certo semplice e chi si lamenta che il tema della malattia sia una forma di discriminazione ha le sue ragioni, in particolare per determinati tipi di tumore, come quelli al seno o alla prostata rispetto ai quali le persone vengono considerate guarite dopo 20 anni in cui non si ripresentano sintomi.
Come sottolinea un attento articolo de Il Post, però, “Al momento non esistono norme né linee guida che a livello legislativo indichino con precisione quando possa essere considerata guarita una persona. Il Ddl 2548 ha l’obiettivo di far decadere l’obbligo di dichiarare di avere avuto un tumore, riconoscendo «il diritto delle persone che sono state affette da patologia oncologica a non subire discriminazioni nell’accesso all’adozione di minori e ai servizi bancari e assicurativi».”.
La proposta di legge chiede di uniformare e certificare il periodo di tempo dopo il quale non è più consentito chiedere informazioni relative allo stato di salute di chi vuole stipulare contratti assicurativi o di servizi bancari e finanziari, nonché per chi presenta una richiesta di adozione: 10 anni dalla fine delle cure mediche, senza che nel frattempo ci siano state ricadute o recidive. Il limite scenderebbe a 5 anni per chi si è ammalato prima dei 21 anni.
Purtroppo al momento, la discussione è ferma, causa crisi di governo, Per la sua approvazione servirà, prima di tutto, l’ok della Commissione e, quindi, il passaggio alla Camera e al Senato.