Il Parlamento ritorna a parlare di adozione. Ma i minori abbandonati vogliono dei genitori, non solo dei nonni

Molto bene, viceversa, le modifiche inserite nella proposta di legge di Fratelli d’Italia per accelerare lo stato di adottabilità al fine di far uscire dal limbo dell’abbandono migliaia di minori  fuori famiglia

“È importante… che il legislatore adotti un approccio critico di fronte a questi dati e intervenga con decisione per introdurre i correttivi necessari a migliorare taluni aspetti della disciplina vigente, pur riconoscendone il valore innovativo e determinante che ha avuto e in parte tuttora ha”.
Sono queste alcune delle parole con le quali 15 deputati di Fratelli d’Italia (prima firma dell’on. Trancassini) introducono la loro proposta di legge per apportare alcune “Modifiche al titolo II della legge 4 maggio 1983, n. 184, per la semplificazione e l’accelerazione delle procedure di adozione dei minori”.
L’assunto di partenza, incontrovertibile, è quello tante volte sottolineato anche da Ai.Bi.: il drastico calo delle adozioni realizzate negli ultimi anni, a fronte di un numero di richieste da parte delle famiglie che, pur se anch’esso diminuito rispetto al passato, rimane molto più alto; basti pensare che, secondo i dati più recenti, a fronte di quasi 8mila domande di adozione da parte delle coppie, le adozioni sono state solo 866 (589 quelle internazionali).
Di fronte a questo, la volontà dei firmatari della proposta è quella di “semplificare e accelerare le procedure per l’adozione, che oggi rappresentano, con la farraginosità e i tempi dilatati e incerti che ne contraddistinguono gli attuali meccanismi, l’ostacolo principale e più sconfortante per le famiglie desiderose di adottare un bambino e di assicurargli una crescita in un ambiente accogliente e protetto. Si ritiene oramai imprescindibile intervenire per adeguare i meccanismi procedurali vigenti alla realtà di oggi. I profondi cambiamenti dovuti all’innovazione tecnologica anche nel sistema delle pubbliche amministrazioni e degli enti che con esse collaborano, devono spingere a un ripensamento delle procedure sotto il profilo della maggiore agilità e rapidità al servizio dei cittadini”.

Assurdo aumentare la possibile differenza d’età tra genitori adottivi e figli

Venendo più nello specifico delle proposte di modifica, sono due i principali aspetti che verrebbero modificati: il primo riguarda i futuri genitori adottivi; il secondo i tempi dell’iter.
Innanzitutto, la proposta di legge chiede di diminuire gli anni di matrimonio (o di stabile convivenza) necessari per poter accedere all’adozione: non più tre, ma due. In secondo luogo, aumenta la differenza d’età che ci può essere tra il maggiore dei due genitori e il figlio adottivo: non più 45 anni, ma 50.
Una decisione, quest’ultima, che non appare del tutto giustificata dalle motivazioni iniziali: se il problema è snellire le procedure per far sì che su 8 mila domande non siano solo 800 le adozioni, aumentare il possibile divario di età tra genitori e figli adottivi nulla aggiunge. Inoltre, ampliare a 50 anni la differenza d’età significherebbe che una coppia di cinquantenni potrebbe adottare un neonato, con tutte le fatiche e le difficoltà del caso, o, ancora di più viste le sempre maggiori età dei bambini adottabili, che una coppia di 62 anni potrebbe adottare un bambino di 12, che diventerebbe maggiorenne quando i genitori sono sostanzialmente vicini alla pensione. Sicuramente non la situazione che i minori abbandonati sognano né, forse, quella di cui più hanno bisogno.

Adozione: minori tempi e certezza del loro rispetto

Molto bene, invece, le modifiche successive, a partire da quella che, considerando come sia stato finora disatteso il rispetto degli adempimenti relativi alla presentazione di dati costantemente aggiornati e affidabili, stabilisce il termine improrogabile di 6 mesi per “la presentazione, da parte degli istituti di assistenza pubblici o privati e delle comunità di tipo familiare, dell’elenco di tutti i minori collocati presso i medesimi istituti o comunità con l’indicazione specifica, per ciascuno dei minori inseriti nell’elenco, della località di residenza dei genitori, dei rapporti con la famiglia di origine e delle condizioni psicofisiche del minore stesso”.
Per quanto riguarda le tempistiche dell’iter, invece, viene proposto di portare a tre mesi il tempo entro le quali debbano essere concluse e trasmette al presidente del tribunale per i minorenni o al giudice da lui delegato, le risultanze delle procedure di accertamento delle condizioni dei minori.
C’è inoltre la proposta di diminuire a 30 i giorni entro i quali ci si può opporre a un’adozione stabilita del tribunale, e a 45 i giorni entro i quali il magistrato dovrà fissare l’udienza di merito. La stessa sospensione del procedimento prima della dichiarazione di adottabilità non deve superare i nove mesi (oggi è un anno), mentre viene stabilita anche la tempestività delle iniziative che i servizi sociali devono adottare in questi casi.
La proposta, infine, “interviene… su un aspetto fondamentale del procedimento di adozione, ossia la conoscenza, in qualsiasi momento, da parte di coloro che intendono adottare, di tutte le informazioni relative al procedimento al fine di consentire loro una partecipazione attiva al medesimo. Le coppie adottanti, infatti, fin troppo spesso lamentano una scarsa condivisione delle informazioni da parte degli uffici e degli enti preposti, che alimenta il senso di scoramento e di impotenza degli adottanti”.
Naturalmente, questa proposta di legge non è che l’inizio di un percorso ancora tutta da fare, ma l’auspicio è che davvero possa nascere un dibattito parlamentare sul tema, che contribuisca a rilanciare l’adozione internazionale. Per il bene di tutti i bambini abbandonati del mondo, e per le tante famiglie che ancora ci sono, pronte ad aprire loro le braccia.