Parlando con Marina, la storica sostenitrice di Ai.Bi. che ha cambiato la vita di tante persone

La sua storia di solidarietà inizia con la guerra in ex Jugoslavia e prosegue con l’Adozione a Distanza, l’accoglienza di una nipote e tanti altri progetti con Ai.Bi. in aiuto dei minori in difficoltà. Leggi l’intervista a Marina

Durante una conversazione, Marina, ginecologa in pensione di Latina e storica sostenitrice di Ai.Bi., ha ricordato i tempi difficili, bui, della guerra in ex Jugoslavia.

Il Sostegno a Distanza di Marina

È da allora che Marina, accompagna Ai.Bi., porta avanti i suoi progetti a favore dei bambini abbandonati. E la sua storia, come quella di molti altri sostenitori, dimostra quanto un semplice Sostegno a Distanza (SAD) sia in grado non solo di attivare relazioni profonde tra persone diverse e lontane ma anche di essere ‘contagioso’ e intrecciarsi ad altre esperienze di solidarietà.

L’incontro con Ai.Bi.

Marina conosce quindi Ai.Bi. negli anni Novanta.
Amici dei Bambini è stata una delle prime organizzazioni a entrare a Sarajevo con convogli di aiuti e ad avviare progetti di sviluppo e ricostruzione della società per bambini e giovani, in anni in cui lo spontaneismo dei singoli cittadini spingeva tanti italiani a caricare furgoncini di provviste e a dirigersi verso il confine.
All’epoca Marina attivò un sostegno a distanza a favore di una donna, Serifa, e dei suoi figli:
“La vicenda della guerra in ex Jugoslavia mi aveva coinvolto moltissimo emotivamente – ricorda Marina. –Avevo trascorso tante estati a San Benedetto del Tronto e mi pareva impossibile assistere a quanto stava accadendo, dall’altra parte dell’Adriatico”.

Il progetto Bosnia dimenticata

Il suo sostegno a favore del progetto Bosnia dimenticata era di enorme aiuto per la signora Serifa, vedova con 3 figli.
“Grazie a quel poco che davo ogni mese Serifa poteva frequentare un corso di cucito e i suoi figli potevano frequentare un centro di aggregazione giovanile di Ai.Bi. –Ricorda – Ci siamo scritte per anni poi dopo un po’ ho perso i contatti, quando questa famiglia è uscita dal programma, ma spero che oggi si siano rimessi in piedi”.
Questo Sostegno a distanza, che ha tenuto Marina molto vicina ai beneficiari, ha permesso di toccare con mano gli effetti positivi e concreti di qualsiasi SAD.
“Potevo nascere al posto di Serifa e vivere un’altra vita – dice Marina – Credo che almeno il 50% se non di più, di quello che siamo e abbiamo, non è merito nostro. Non resta quindi che condividere ciò che si ha, per come si può”.

Aiutare il prossimo come missione

E così la dottoressa di Latina ha da sempre concepito l’aiuto agli altri come parte integrante del suo essere e della sua vita.
“Oggi sono in pensione ma devo dire di aver sempre guadagnato bene. Sono single e non avendo particolari esigenze o capricci, ho sempre speso i miei soldi per le necessità di casa, per i libri e ho destinato la mia  tredicesima, proporzionalmente, a varie organizzazioni, locali e nazionali”.

Il sostegno a un orfanotrofio in Congo

Dopo varie Adozioni a Distanza concluse e andate a buon fine, Marina oggi sostiene un orfanotrofio in Congo.
“Quando mi è stato proposto questo abbinamento, ammetto che ho provato un tuffo al cuore, come se si chiudesse un cerchio – Racconta. –  Ognuno di noi è segnato da esperienze e la mia riguarda mio padre. Rimase orfano quando i genitori furono decimati dall’influenza spagnola così crebbe in istituto. Nel suo dolore, questa esperienza fu la sua fortuna perché l’istituto era gestito da gesuiti che lo accudirono bene e lo fecero studiare fino al diploma: lui, figlio di braccianti senza terra, non avrebbe avuto altro destino, i suoi genitori non erano nelle possibilità economiche. Mio padre studiò, si appassionò e laureò in Storia e filosofia per poi diventare insegnante. Ecco perché sono ancora più contenta di sostenere il futuro di queste ragazzi e ragazzi in Congo”.

L’accoglienza della nipote

Ma la storia di Marina non finisce qui. Anzi, si intreccia come a vicende familiari che lei stessa è stata capace di sanare.
“Diciotto anni fa ho accolto mia nipote Giorgia che oggi ha 24 anni. – Racconta. – È figlia di mio fratello e per incapacità genitoriale, già quando era piccola trascorreva gran parte del tempo a casa mia. Giorgia è una ragazza fantastica ma molto fragile emotivamente e vive con una disabilità cognitiva”.
Grazie a Giorgia, è il caso di dirlo, Marina frequenta attivamente la quotidianità di numerose associazioni del territorio che si occupano di varie disabilità: “Giorgia ha molti amici, frequenta una scuola professionali e corsi di teatro, cucina e orticoltura – Spiega la zia che ormai è la sua mamma. – È una ragazza dalla sensibilità particolare: a cicli, specie dopo l’estate quando la scuola è chiusa, vive i suoi momenti più difficili, può esprimere i sentimenti con maggiore aggressività. Ma ha anche molte potenzialità. Giorgia come tutti ha bisogno di relazioni. E oggi sono molto più serena anche rispetto al ‘dopo di me’ di cui abbiamo molto parlato”.

Il progetto Dopo di Noi

Giorgia è infatti entrata da tre anni nel progetto Dopo di Noi della Regione Lazio: “Si tratta di un accompagnamento alla vita autonoma, in una casa di famiglia che ho pensato di mettere a disposizione sua  e di una sua cara amica con cui potrà vivere. – Conclude Marina. – Da tempo una operatrice dei Servizi viene a casa e accompagna Giorgia per la spesa e il necessario all’attività quotidiana”.
E così Marina è riuscita a chiudere un cerchio e a aprirne un altro, di libertà per la vita futura di Giorgia.

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