Piano Nazionale per la famiglia per il contrasto alla denatalità. Adozione internazionale… non pervenuta

È al vaglio della Conferenza unificata il Piano per la Famiglia 2025-2027 ideato dalla Ministra Roccella. Spazio ai Centri Per la Famiglia e piano di supporto ai neogenitori per i primi mille giorni dopo la nascita di un figlio. Del tutto assente il riferimento all’Adozione internazionale

È arrivato sul tavolo della Conferenza unificata (la sede in cui Regioni, Province e Comuni “sono chiamate a esprimersi” su tematiche di interesse comune) il Piano per la famiglia 2025-2027 preparato in base alle indicazione strategiche della Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella dall’Osservatorio Nazionale per la Famiglia. 49 pagine che – come sottolinea Il Sole 24 Ore – segnano “una netta discontinuità rispetto al Piano precedente che portava la sigla della ex ministra del Governo Draghi, Elena Bonetti, e che poggiava sul Family Act, ormai in buona parte archiviato, e sul Pnrr”.
La nuova strategia del Governo Meloni punta direttamente al supporto alle famiglie sul territorio, valorizzando le risorse che già ci sono e tenendo ben ferme le competenze delle Regioni.
Prendendo le parole del Piano stesso, si tratta di un “Documento programmatico che definisce priorità, obiettivi e azioni per una migliore conduzione delle politiche per la famiglia nel nostro Paese”.

Centri Per la Famiglia nuovo punto di riferimento

Quello che, però, è il nodo centrale di tutto il lavoro è ben esplicitato tra le pagine 12 e 13 del documento: “Il focus del Piano è il sostegno alla natalità. Si è, innanzitutto, pensato a un’azione conoscitiva riferita alla Generazione Z per comprendere e analizzare i fattori che la orientano (o meno) alle scelte familiari, per poi passare alla individuazione e promozione di figure che affianchino i genitori, mamme e papà, nei primi mille giorni”.
Spiace, alla luce proprio di queste precisazioni, che in tutte le 49 pagine del documento non compaia mai, nemmeno una volta, il riferimento esplicito all’adozione.
Proviamo a vedere, comunque, quali sono i pilastri che sorreggono l’impianto previsto dalla Ministra Roccella per sostenere le famiglie.
In primis, il Piano prevede la valorizzazione dei Centri per la famiglia. Non una novità, visto che una mappatura del 2023 del Dipartimento Politiche per la famiglia ne contava 613, di cui 137 solo in Lombardia. Questi centri (che sono differenti dai consultori) non hanno avuto specifiche funzioni finanziate a livello nazionale fino al varo del decreto Caivano, che li ha riconosciuti, sempre citando Il Sole 24 Ore, come “responsabili dei programmi di alfabetizzazione digitale e mediatica a tutela dei minori”.
I progetti sono ben definiti fin dalle prime pagine del Piano: il CPF (Centro Per la Famiglia), interfacciandosi “sia con le famiglie sia con tutti gli operatori del welfare familiare”, deve diventare “il centro fisico e operativo che raccorda tutte le azioni in favore delle famiglie, siano esse realizzate dalle imprese, dal terzo settore e/o dagli enti locali”.

Il family welfare manager

Rimangono un po’ vaghe le indicazioni operative, con il riferimento a un “family welfare manager” che dovrebbe diventare la “figura chiave che dovrà coordinare le reti con i diversi attori”.
Più concreta, invece, l’indicazione della creazione di “figure specifiche” il cui compito è quello di affiancare i neogenitori nei primi mille giorni di vita, ovvero “fin dall’inizio della gravidanza” (ed ecco una nuova occasione mancata per fare riferimento anche all’adozione), fino ai due anni e sette mesi di vita del bambino.

Analisi della Generazione Z

Rimanendo sulle indicazioni più concrete, il piano punta anche a realizzare uno strumento che finanzi interventi pensati per incoraggiare il rientro al lavoro delle lavoratrici dopo la maternità.
Per quanto riguarda la Generazione Z, inizialmente citata, infine, è previsto uno studio volto a capire quali siano i meccanismi e le ragioni per i quali i giovani nati tra la fine degli Anni ’90 e la prima metà degli Anni ‘2000 (per l’appunto la cosiddetta Generazione Z) si sentano così lontani da progetti di genitorialità.

L’adozione internazionale, la solita Cenerentola

Come accennato, spiace non vedere all’interno del piano di rilancio alcun riferimento all’adozione internazionale, dato che anche quest’ultima può contribuire al contrasto della denatalità, e potrebbe farlo ancora meglio se adeguatamente sostenuta (per esempio con la gratuità), specie oggi con l’apertura anche ai single.
Ma giunge notizia alla redazione di Aibinews che nei gruppi di lavoro del piano e nella riunione conclusiva di approvazione dello stesso è stata formulata la promessa di affrontare nel dettaglio i problemi connessi al rilancio di questa meravigliosa forma di accoglienza.
Le famiglie italiane – e ora anche i single – attendono, trepidanti, con fiducia.