Psicologia dell’adozione: ma è proprio vero che l’adozione è vissuta e attesa soprattutto dalla donna?

Generalmente la nascita di un figlio è un evento desiderato e immaginato da entrambi i partner: perché l’adozione non dovrebbe esserlo? Anzi, qui è necessario che entrambi i coniugi “entrino” in gravidanza

Il quesito, spesso, si nasconde nel non detto delle persone, negli sguardi, nel prendere la parola o rivolgersi spontaneamente a una parte della coppia… Fino a che qualcuno non la esplicita e si chiede se davvero sia così, ovvero che l’adozione sia vissuta e attesa soprattutto della donna.
Per rispondere, vorrei partire da un’idea generica di maternità/paternità: un tempo non veniva valorizzato molto il desiderio o l’idea di prendere decisioni condivise riguardo un progetto di maternità e paternità. Era quasi scontato che in una famiglia sarebbe nato un figlio, e c’era un’idea stereotipata di ruoli assegnati, in cui era la mamma che si occupava dei figli. Nel tempo invece si è fatta avanti la buona prassi di confrontarsi in coppia, di condividere il desiderio di procreare, di immaginare e sognare insieme il figlio che nascerà, per cui generalmente la nascita di un figlio è un evento desiderato e immaginato da entrambi i partner. Se dal punto di vista fisico la gravidanza è un’esperienza che può coinvolgere maggiormente la donna, non lo è certo dal punto di vista emotivo, affettivo e progettuale, in quanto anche il futuro papà è coinvolto in questi aspetti.

E quando non arriva un figlio biologico?

Quando si arriva a riconoscere questa situazione, si avvia un percorso psicologico che entrambi i coniugi devono percorrere, a volte insieme, a volte con tempi diversi, ma che porta entrambi all’elaborazione del lutto della sterilità di coppia.
Le coppie che maggiormente riescono a vivere positivamente questo percorso sono formate da coniugi che hanno parlato tra di loro, si sono confidati le loro emozioni, le loro speranze e le loro delusioni. Insieme riescono a lasciare un progetto di gravidanza per avvicinarsi e, poi, abbracciare con convinzione il progetto e sogno di adozione. Può essere che prima si avvicini la moglie per poi coinvolgere il marito, ma succede spesso anche il contrario. Quando, poi, decidono di procedere nella strada dell’adozione, è determinante che entrambi siano sereni e convinti di questa scelta. Le coppie frequentano insieme i corsi di informazione e formazione all’adozione, proprio perché è un progetto di coppia. Il futuro papà adottivo, a differenza di quello biologico, condivide l’attesa con la mamma sia sotto il profilo psicologico che pratico. Il desiderio dell’adozione nasce nel cuore di entrambi i coniugi, e credo che solo un desiderio condiviso e in equilibrio possa condurre la coppia ad accogliere serenamente e positivamente il proprio figlio adottivo. Entrambe le figure genitoriali sono determinanti nel cammino che li accompagna prima verso il proprio figlio, poi nella fase di accoglienza e in quelle fasi a seguire in cui la famiglia cresce insieme giorno dopo giorno.

Io spesso ho incontrato dei futuri papà adottivi molto coinvolti, molto partecipi. La preparazione all’adozione non è solo emotiva ma anche concreta ed organizzativa, può accadere che inizialmente siano le mogli a informarsi, seguire gli aspetti burocratici, ma poi come è accaduto di recente durante un abbinamento, è proprio il futuro papà che “mette fuori il turbo” e manifesta tutto il desiderio e la grinta di partire per andare a incontrare suo figlio. Nella mia esperienza ho visto tanti mariti pronti a cercare soluzioni e darsi da fare. Ma ho anche visto tanti futuri papà commuoversi alla notizia che c’è un abbinamento per loro, emozionarsi all’idea di adottare, e proprio di recente ho seguito una coppia in cui è stato soprattutto il marito che chiedeva informazioni, chiedeva di potersi iscrivere come coppia ai corsi di formazione, che raccontava i suoi sogni e le sue aspettative, e che si è emozionato quando finalmente è arrivato l’abbinamento.
Quando poi arriva il figlio, entrambi i coniugi si troveranno subito ad accoglierlo e ad interagire con lui, e accompagnarlo nella sua crescita; ognuno si proporrà con le sue caratteristiche, ma entrambi si troveranno “in prima linea” a giocare con il figlio, prendersi cura di lui, educarlo, proteggerlo, amarlo; potrà capitare che inizialmente il bambino sarà incuriosito soprattutto dalla figura paterna, magari più nuova per lui abituato in Istituto a vedere donne che si occupano di bambini, o forse per la sua storia sarà più diffidente verso la figura materna, ed ecco che i papà ancora di più si troveranno a dedicarsi al figlio e responsabilizzati nel loro ruolo genitoriale. Per questo mi sento di dire che l’adozione è dei papà come delle mamme, e solo vivendola insieme riusciranno a realizzare i loro sogni.

Dott.ssa Anna Maria Elisa Rossi
psicologo a psicoterapeuta di Ai.Bi. – Amici dei bambini

Naturalmente, in tutto questo, la preparazione e la condivisone sono fondamentali. Lo sa bene Faris, che all’adozione dedica molti dei suoi webinar, anche on demand. Inoltre, per le coppie e le famiglie che ne sentissero il bisogno, è attivo un servizio di consulenza personale per approfondire alcune tematiche e condividere eventuali dubbi.