Quando l’infertilità è un problema dell’uomo

sterilitàPrima ignorata, poi sottovalutata, quindi, quando se ne scoprono le conseguenze, si ricorre al metodo più veloce. Che però è anche quello più innaturale, la fecondazione assistita. L’infertilità maschile è una realtà ancora poco conosciuta, nonostante la sua alta influenza nelle difficoltà di una coppia ad avere un bambino: ben il 35% dei casi di coppie sterili deve questa situazione proprio all’infertilità maschile.

Spesso la scoperta della sterilità dell’uomo avviene quasi casualmente. “Quando la donna viene valutata dal ginecologo – spiega Francesco Sasso, urologo andrologo della Cattolica – ed emerge che dal punto di vista femminile è tutto nella norma, si procede a un esame del liquido seminale del partner. A quel punto si scopre che il maschio ha un problema di fertilità. E se è di una certa importanza, la coppia viene subito indirizzata verso un percorso di fecondazione assistita. Si consiglia in sostanza la strada apparentemente più breve”.

Eppure le cause dell’infertilità maschile sono note e, per evitare problemi da adulti, basterebbe una sana prevenzione da giovani. Il varicocele, per esempio, colpisce mediamente un uomo su 5 e nel 70% dei casi provoca infertilità. Così come le patologie infiammatorie dell’apparato genitale o le infezioni, come il papilloma virus. “Spesso veniva visto come infezione solo femminile – ricorda Domenico Milardi, endocrinologo andrologo dell’Isi, il centro di ricerca sulla fertilità e l’infertilità del Gemelli -: oggi lo cerchiamo anche nell’uomo perché dà una riduzione della motilità degli spermatozoi”.

La considerazione riservata alla sterilità maschile è in genere così bassa che la gestione di una coppia nel percorso verso la procreazione assistita è fatta quasi unicamente dal ginecologo. “Anche se la legge prevede che ci debba essere in ogni Centro la presenza di un andrologo, di fatto però non c’è, denuncia Sasso.

“C’è scarsa attenzione da parte dell’uomo – rimarca Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia all’Università di Padova – nel verificare tempestivamente il proprio potenziale di fertilità”.

“Il vero problema – spiega ancora Sasso – è che l’età media si è alzata. L’idea di arrivare a una gravidanza immediata, seppure con la fecondazione assistita, viene spesso preferita a un’indagine sulle cause e a una terapia specifica. Invece basterebbe curare le patologie maschili responsabili del fenomeno e puntare quindi sulla prevenzione. Perché la procreazione assistita resta una tecnologia e non una cura.

 

Fonte: Avvenire