Riccardi all’assemblea degli enti autorizzati: la crisi delle adozioni internazionali va combattuta sul piano culturale

Chi si aspettava un acceso dibattito sui temi caldi dell’attuale situazione del sistema delle adozioni internazionali è rimasto un po’ deluso. Era da quasi due anni che non si riuniva l’assemblea degli enti autorizzazione e l’aspettativa per la prima uscita del ministro Riccardi era elevatissima. La convocazione in assemblea degli enti autorizzati all’adozione internazionale si è chiusa ieri a Roma alla presenza del ministro Andrea Riccardi, presidente della Commissione per le adozioni internazionali con la semplice fotografia di un Paese in crisi di accoglienza.

«La crisi va combattuta sul piano culturale», è stata l’ingiunzione di Andrea Riccardi, che per circa un’ora ha dato ascolto agli interventi dei rappresentanti degli enti e delle associazioni accorse. «Il cambiamento culturale deve avvenire a livello di valori – ha specificato il ministro –: in un Paese come l’Italia non possono perdere terreno la solidarietà e la capacità di accoglienza, basi indispensabili dell’integrazione, e della costituzione stessa di uno Stato sociale».

Sul piatto scottavano criticità sostanziali, come il sovrannumero degli enti autorizzati, rimproverato dall’ONU all’Italia lo scorso 6 ottobre e dal Gruppo CRC il 5 giugno, e l’alto costo unitario delle adozioni internazionali (che, come sappiamo, arriva fino ai 30mila euro). Gli accenni a forti preoccupazioni sulla tenuta di un sistema come quello italiano, segnato dal crollo verticale dei decreti di idoneità (49% in meno negli anni 2006-2011) e delle domande di disponibilità (32% in meno tra il 2006 e il 2010), non sono mancati: alcuni tra gli enti storici hanno sollevato la questione di un Albo sovrannumerario.

Ai.Bi. ha presentato, durante il suo intervento, le linee di riforma del sistema delle adozioni internazionali contenuto nel Manifesto Oltre la Crisi (la proposta di riforma legislativa che, in questi giorni, sta raccogliendo migliaia di sottoscrizioni da parte di famiglie e VIP italiani). Un’adozione meno costosa e più semplice, che riesca ad abbattere la gravità di spesa passando per una riduzione del numero di enti autorizzati entro un tetto di 20/25 al massimo, ciascuno in grado di fare più adozioni internazionali, così da ridurre il costo unitario delle medesime a vantaggio delle coppie adottanti.