Riccardi, riapertura delle adozioni internazionali in Nepal:una luce in fondo al tunnel

Nepal: sulla situazione della possibile riapertura delle adozioni internazionali dal Paese asiatico, il Ministro Andrea Riccardi risponde all’interrogazione scritta n. 4-14986, depositata dall’on. Aldo Di Biagio lo scorso 20 febbraio, dando conto dello stato dei lavori. Di seguito la risposta di Riccardi.

L’interrogazione in oggetto richiama l’attenzione del Governo su alcune delicate questioni concernenti le procedure di adozione internazionale in Nepal.

In particolare si chiede di conoscere se persistano le motivazioni per il mantenimento della chiusura delle procedure adottive in Nepal, riaperte dal governo nepalese nello scorso mese di novembre, dopo la definizione di procedure più trasparenti e conformi agli standard della Convenzione de L’Aja. Viene chiesto, inoltre, quali siano i motivi ostativi alla convocazione del tavolo di confronto con la CAI e gli enti autorizzati a operare in Nepal e infine quali siano le azioni in programma a conferma del ruolo attivo dell’Italia rispetto al problema dell’infanzia abbandonata e in adempimento del dovere di solidarietà e cooperazione fra Paesi.

La situazione del Nepal e in particolare le politiche di tale Paese a tutela dell’infanzia sono da anni al centro dell’attenzione della comunità internazionale. Dapprima per la decisione del Governo nepalese di sospendere le adozioni internazionali a fronte di modifiche legislative interne nel corso degli anni 2007/2008 e, successivamente, per i consistenti dubbi sulla gestione delle adozioni da parte degli istituti locali.

Dai dati in possesso dei miei uffici risulta che le criticità del sistema nepalese, solo in piccola parte superate dalle nuove norme introdotte nel 2008, avevano determinato le Autorità di tutti i Paesi d’accoglienza – già dal giugno 2010 – a non avviare nuove procedure adottive in Nepal. L’attuale sistema non prevede una reale tutela dei diritti dell’infanzia, non garantisce l’accertamento dello stato di abbandono e non assicura il rispetto del principio di sussidiarietà.

La CAI Commissione per le adozioni internazionali si è fatta promotrice di un’iniziativa volta a superare la suddetta decisione dei Paesi d’accoglienza, ospitando e organizzando un incontro tra alti funzionari del Governo e alti funzionari del Nepal, i vertici del Permanent Bureau della Conferenza di Diritto Internazionale privato de l’Aja e i rappresentanti di ben 13 Paesi di accoglienza (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti d’America), oltre che dell’UNICEF. L’incontro si è svolto a Roma nei giorni 31 marzo e 1 aprile allo scopo di sostenere  sollecitare il Nepal.

Nel corso di tale confronto la delegazione nepalese ha espresso volontà di aderire al programma di assistenza tecnica offerta dal Permanent Bureau. Nei mesi successivi è proseguito con discontinuità il confronto tra il Permanent Bureau e il Nepal, soprattutto a causa dei ripetuti cambiamenti dei vertici politici.

La situazione attuale è la seguente: le adozioni internazionali in Nepal verso i Paesi membri della Convenzione de L’Aja del 1993 sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale sono tuttora sospese. Gli Stati Uniti anche di recente hanno confermato ufficialmente il loro scetticismo sulla reali attendibilità delle procedure locali.

Appare evidente pertanto che la disponibilità manifestata dalle autorità nepalesi ad accettare nuovi dossier di coppie aspiranti all’adozione debba essere valutata alla luce delle informazioni disponibili, di cui si è dato conto.

Da notizie ricevute dal Ministero degli affari esteri risulta che recentemente il Ministero nepalese della donna, i bambini e il welfare, competente per le adozioni internazionali, ha pubblicato un comunicato che riassume i provvedimenti adottati o in via di applicazione. Gli aspetti salienti delle riforme in corso riguardano: l’istituzione di un’autorità centrale per le adozioni internazionali; la creazione di un Comitato di esperti per studiare le modifiche legislative in materia; l’introduzione di nuovi criteri per l’idoneità dei soggetti all’adozione internazionale e una serie di previsioni inerenti l’accreditamento degli enti e le modalità di presentazione delle domande.

Risulta infine che gli enti autorizzati italiani sono sempre stati informati in merito a tutti i dati sopra descritti, rispetto ai quali le valutazioni rientrano nelle attività di concertazione internazionale di competenza delle autorità centrali dei singoli Paesi. Circa la mancata convocazione del tavolo di confronto fra la CAI  e gli enti autorizzati, gli Uffici confermano che si è svolta di recente una riunione di lavoro per condividere gli ultimi aggiornamenti, nonché per la verifica dei progetti di cooperazione avviati nel Paese dagli enti con il finanziamento della Commissione”.

Andrea Riccardi