Riforma delle adozioni internazionali. La proposta “shock” di Amici dei Bambini: gli enti rimettano le autorizzazioni e riscrivano le regole da zero

parlamento350Rimettere le autorizzazioni di tutti gli Enti Autorizzati nelle mani della Commissione per le Adozioni Internazionali: è questa la proposta “shock” che Marco Griffini, Presidente di Amici dei Bambini, ha avanzato durante l’audizione di giovedì 30 gennaio in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza.

La commissione, convocata d’urgenza con solo qualche giorno d’anticipo, è stata riunita per discutere sul tema della riforma delle adozioni internazionali in Italia.

“Dovremmo ripartire tutti da zero”, dichiara Griffini, “rimettendo le autorizzazioni, ma continuando a operare per un periodo di transizione, durante il quale dovremmo sederci tutti intorno a un tavolo per riscrivere le regole del gioco.”

Da ridefinire, in particolare, sarebbero i requisiti di legge per riconoscere l’autorizzazione a un ente che effettua adozioni internazionali. Quella di elevare gli standard di efficienza e di qualità sarebbe la prima, necessaria e imprescindibile condizione per una riforma seria del sistema e soprattutto per giungere, un giorno, alla gratuità delle adozioni per le famiglie.

Già, le famiglie: le dirette interessate, forse le più titolate a reclamare e pretendere regole più chiare, costi più contenuti, un accompagnamento qualitativamente elevato durante tutto l’iter adottivo.

“Le soluzioni ci sarebbero, sono tutte indicate nella nostra proposta di legge, sottolinea Griffini. “Quanto all’Italia, proponiamo ad esempio una ‘regionalizzazione’ degli enti, che dovrebbero avere una sede in ogni regione in cui operano, la certificazione del bilancio, una ‘soglia minima’ di mandati e di adozioni effettuate in un anno.”

Riguardo i requisiti sull’estero – si legge nella proposta di riforma presentata mesi fa in Parlamento – Ai.Bi. propone invece una “sede effettiva con personale dipendente; tracciabilità dei trasferimenti monetari; obbligatorietà delle attività di cooperazione internazionale e status di organizzazione non governativa riconosciuta dal Ministero degli affari esteri.”

Introducendo dunque queste regole e rispettando rigorosamente i requisiti indicati, si avvierebbe, secondo Ai.Bi., un percorso virtuoso di ricerca dell’efficienza, che finirà con il premiare gli enti più organizzati e capaci di realizzare un numero elevato di adozioni”, arrivando quindi ad avere non più di una ventina di organizzazioni di grosse dimensioni, solide e capaci di supportare le opportune politiche estere di rafforzamento delle relazioni internazionali, in vista dell’apertura di nuovi paesi.

Occorre arginare questa preoccupante ‘fuga’ delle famiglie adottive, che sono diminuite di quasi un terzo in quattro anni”, insiste Griffini. “Con la nostra ‘ricetta’, il costo delle adozioni potrebbe essere ridotto, aumentando allo stesso tempo la qualità dei servizi resi: questo permetterebbe di riavvicinare le coppie all’adozione, tornando a far crescere i numeri, che da qualche anno sono in picchiata. Noi la nostra proposta, fatta di soluzioni concrete, l’abbiamo fatta: ora serve la volontà politica di portarla avanti nelle sedi opportune.”