Roma, on. Aldo Di Biagio: «Adozioni internazionali sotto le competenze del Ministero degli Esteri»

ROMA – Durante l’incontro tenutosi lunedì 2 aprile nel corso dell’evento Pane e Olio, l’on. Aldo Di Biagio, membro della III Commissione parlamentare (Affari Esteri) e appartenente allo schieramento di Futuro e Libertà, si è pronunciato sulla crisi della adozioni internazionali e sulle prospettive di rilancio, con un discorso che pubblichiamo.

«Qualche mese fa ho richiamato l’attenzione del Governo a proposito della situazione della Colombia, perché non esistono programmi a sostegno delle famiglie di origine, per promuovere l’affidamento familiare e l’adozione a livello nazionale.

Di certo la posizione del Ministero degli Affari Esteri non è stata di massima disponibilità, poiché non considera questi interventi come PRIORITARI, fermo restando le scarse disponibilità finanziarie di questo momento.

A tali criticità per così dire finanziarie se ne aggiungono altre di natura organizzativa: sulle adozioni internazionali attualmente esiste una frammentazione delle competenze tra Commissione per le adozioni internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la cooperazione del Ministero per gli Affari Esteri.

Sarebbe auspicabile – per un’ottimizzazione dei risultati – che si passasse alla collocazione della Commissione per le adozioni internazionali presso il Ministero degli Affari Esteri: si tratta di un’esigenza di razionalizzazione che di certo renderebbe più efficace il meccanismo operativo in Italia.

Il nodo della questione sta nell’adattare il nostro sistema normativo e procedurale ad una società in evoluzione, dove anche i confini nazionali sono sempre meno ingessati.

A tal riguardo si sta parlando da qualche anno della possibilità di riconoscere in Italia l’istituto di affido familiare internazionale proprio come risposta alle istanze che un mondo globalizzato solleva e alle situazioni di crisi umanitarie che purtroppo si alternano.

Si tratta di colmare un vero e proprio vuoto legislativo e di riconoscere uno strumento efficace che però non crei un escamotage per aggirare le norme sull’adozione internazionale, e che allo stesso tempo non consenta una rottura culturale – oltre che emotiva – tra il bambino e il proprio Paese di origine.

Ritengo che la normativa in materia di adozione internazionale debba essere meglio rispondente alle esigenze di una società che si evolve. In questo modo le complessità possono essere facilmente superate a vantaggio di una maggiore tutela del minore. Da circa tre anni stiamo cercando di avviare un confronto istituzionale per superare gli attuali limiti del sistema e della normativa.

La nostra priorità è garantite la migliore tutela per i bambini che attendono di avere una famiglia. Oltre che dare un’opportunità seria e concreta alle migliaia di famiglie italiane che ogni hanno desiderano intraprendere il percorso dell’adozione.

Un percorso, al momento, PURTROPPO complesso e complicato».