Ruslan Adriano Cristofori: “L’emozione di vincere una medaglia agli europei? Niente in confronto al primo incontro con i miei genitori adottivi!”

Cristofori-8 400 286Impossibile separare la vittoria sportiva dalla storia personale. Tanto più che il protagonista stesso, commentando la sua prima importante medaglia,  argento durante i Giochi Europei di Baku, non manca di sottolineare: “Dietro ogni vittoria c’è sì tanto lavoro e allenamento, ma soprattutto c’è l’appoggio della mia famiglia e della squadra: sono loro che mi danno la grinta in tutte le gare”.

E poco importa se papà e sorella erano in Spagna, mamma in Italia e lui, 18 anni appena, era sui trampolini in Azerbaigian. Il tifo della sua famiglia Ruslan lo sente forte, dovunque si trovi.

Ruslan ripete: “ I miei genitori mi hanno dato tutto”. E in quel tutto c’è l’essere amato, certezza che solo un figlio adottivo sa non essere una ricchezza scontata. Sentirsi le spalle protette è sempre la condizione necessaria per affrontare con leggerezza difficoltà e sfide.

Ruslan è un atleta italiano che farà parlare a lungo di sé, perché al di là dei primi importanti traguardi raggiunti, ha il carattere del fuoriclasse, un mix di autostima e modestia che diventano forza ed efficacia su un trampolino, tre metri sopra l’acqua.

Ma prima di tutto Ruslan è un figlio adottivo che testimonia con spontaneità la bellezza dell’adozione. “La fortuna che io ho avuto si chiama Famiglia e vorrei che la provassero tanti altri bambini”.

La storia di Ruslan Adriano Cristofori inizia nel 1997 in Ucraina. Dell’istituto dove è vissuto i primi quattro anni, Ruslan non ricorda molto. Nessun trauma, nessuna violenza. “ Era una vita serena la mia, ricordo solo pochi flash di quel periodo, soprattutto il giardino e il parco giochi. Ma posso dire che a quell’età, anche se non avevo mai avuto una famiglia, sentivo che facevo cose diverse dagli altri bimbi”.

Per questo quando gli hanno spiegato che una coppia italiana era arrivata per incontrarlo, lui ha conosciuto per la prima volta la felicità. Di quel momento ricorda: “Provai un’emozione unica. Mi colpì la loro bellezza. Erano giovani, belli e con un meraviglioso sorriso. Al primo incontro li chiamai subito mamma e papà”.

La sera, quando rimase solo, il suo pianto fu inconsolabile. “Temevo di perderli”- sorride.

Ma quei due splendidi genitori,  Marco e Germana, non solo andarono a trovarlo spesso durante i sei mesi necessari per completare le pratiche adottive, ma soprattutto ogni volta gli parlavano nella sua lingua: “Ero piccolo, ma già allora apprezzai moltissimo lo sforzo. Mia madre mi parlava in ucraino e poi in italiano. Per me fu molto naturale passare da una lingua all’altra”.

In poco tempo, a meno di cinque anni, il bimbo impara anche lo spagnolo, perché la famiglia viveva a Madrid. Dopo un anno e mezzo di vita, chiede ai genitori di avere una sorellina. “Non ho mai voluto l’affetto tutto per me e poi mi mancava qualcuno con cui giocare”. Di sua sorella, nata come lui in Ucraina, dice con soddisfazione: “ Il suo arrivo ha fatto di noi una famiglia ancora più unita”.

Con un papà fotografo e una mamma insegnante, i due fratellini girano il mondo: Egitto, Marocco, Parigi, Bruxelles, Canada, Cuba. Ogni posto ha regalato a Ruslan qualcosa. Nelle acque caraibiche impara a nuotare insieme con il papà, che negli anni successivi lo accompagna sempre agli allenamenti e alle gare. “E’ stato il mio allenatore personale”, confida orgoglioso.

Il Marocco gli ha messo sotto il naso la povertà assoluta. Ricordando quei luoghi, afferma: “Vedendo tutto quel dolore, non riuscivo a non pensare a come sarebbe stata la mia vita se non fossi stato adottato”.

L’adozione è salvezza. E questo ragazzo, con la faccia pulita e gli occhi color del cielo ne è la conferma vivente. Si fa fatica a credere che l’atleta calmo e posato che è ora, da bambino era iperattivo. Il segreto forse è che Ruslan non ha perso un secondo a struggersi sulle ragioni del suo abbandono da parte dei genitori biologici, troppo impegnato com’era a vivere la sua favola fatta di realtà e concretezza. Poi con il supporto di mamma e papà, ha saputo trasformare la fortuna in talento, l’energia in disciplina.

Il battesimo con l’acqua è quasi una barzelletta. “Quando vidi una piscina, a casa di mia nonna, senza pensarci un attimo mi ci tuffai vestito”. La madre dovette seguirlo a ruota, per riacciuffarlo dal fondo.

E a pensarci bene, il gesto di mamma Germana è il simbolo dell’abbraccio che compie ogni genitore adottivo. Salvare un bambino prima che anneghi nel mare di dolore che è l’abbandono.

A meno di una settimana dalla medaglia, Ruslan ha già smaltito la vittoria. Guarda avanti, vuole continuare ad allenarsi come fa, sacrificando ogni giorno tre ore solo per andare e tornare dalla struttura di Acqua Acetosa a Roma, dove si allena. Il suo prossimo obiettivo è entrare nell’Esercito italiano.

Ma intanto la visibilità guadagnata sul podio di Baku la spende tutta per lanciare un appello: “La gente ha paura di adottare, ma alla fine l’adozione è una cosa semplice e naturale. E’ uno scambio di affetto. Tra due genitori che vogliono donare amore a un figlio, e un bambino che desidera solo avere una mamma e un papà. Adottate, perché è bellissimo!”.