Domenica 15 maggio. Giornata internazionale delle famiglie 2022: cosa c’è da festeggiare?

La ricorrenza voluta dall’ONU per riflettere sul ruolo della famiglia arriva in un momento particolarmente difficile, con il 2021 che ha visto l’Italia stabilire il nuovo record negativo per numero di neonati

Dal 1993, per volontà dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 15 maggio si celebra la Giornata internazionale delle famiglie. Come sempre, in questi casi, non si tratta tanto di un’occasione per “celebrare” qualcosa, ma per riflettere su un tema e sulle varie implicazioni che gli ruotano attorno.
A maggior ragione se si parla di famiglia, un’istituzione che vive un momento delicato come forse mai prima nella storia, soprattutto in Italia, per via dello straordinario trend di denatalità che il nostro Paese sta vivendo ormai da qualche anno. In questo senso, dunque, il fatto che la Giornata internazionale delle famiglie arrivi all’indomani degli Stati Generali della Natalità è molto significativo e permette di correlare con ancora maggiore evidenza i due argomenti.

Denatalità e difficoltà familiari: due facce della stessa medaglia

D’altra parte, il 2021 ha fatto segnare ancora una volta il record storico negativo per il numero di nuovi nati in Italia: 399 mila. È vero che sul numero pesano sicuramente le incertezze date dalla pandemia, ma queste si sono andate a innestare su un tessuto già in forte sofferenza. Ecco perché legare la giornata delle famiglie ai temi della natalità discussi durante gli Stati Generali è più che mai necessario: un rilancio della famiglia, intesa come nucleo fondativo di qualsiasi possibile idea di futuro di una società, non può che partire dalla discussione (seguita, ci si augura, da decisioni concrete a livello politico e non solo) su problemi come la conciliazione lavoro – famiglia, la salute, le politiche per incentivare le nascite, le politiche economiche…
Su quest’ultimo versante sicuramente l’avvento dell’Assegno Unico Universale è stato un decisivo passo in avanti, tanto dal punto di viste economico, quanto, soprattutto, per il messaggio dato: quello di aver messo per una volta la famiglia e i figli al centro della discussione.

Papa Francesco: la “povertà generativa” è una periferia esistenziale dell’Occidente

Perché il pericolo vero, come ben sottolineato da Papa Francesco nel suo messaggio di saluto mandato proprio in occasione degli Stati Generali della Natalità, è che i giovani di oggi, tra incertezze, difficoltà e messaggi sbagliati, finiscano per rinunciare al loro “sogno familiare”. È questa rinuncia la “periferia esistenziale” dell’Occidente cui si riferisce il Papa: i giovani, non riuscendo a realizzare il desiderio di un figlio, abbassano l’asticella, accontentandosi di “surrogati mediocri, come gli affari, la macchina, i viaggi, la custodia gelosa del tempo libero… La bellezza di una famiglia ricca di figli rischia di diventare un’utopia, un sogno difficile da realizzare”.
Si tratta di una “povertà generativa” che spaventa Bergoglio, perché “fa lo sconto al desiderio di felicità” che si ha nel cuore, “di chi si rassegna ad annacquare le aspirazioni più grandi, di chi si accontenta di poco e smette di sperare in grande. Sì, è una povertà tragica, perché colpisce gli esseri umani nella loro ricchezza più grande: mettere al mondo vite per prendersene cura, trasmettere ad altri con amore l’esistenza ricevuta”.
Forse, dunque, non c’è molto da festeggiare nella Giornata internazionale delle famiglie, ma sicuramente c’è molto da sperare. E su cui lavorare.