Scambiate in culla e cresciute nelle famiglie “sbagliate”, ottengono risarcimento record

Si conclude con un risarcimento da 1 milione di euro la vicenda di due donne di 33 anni, scambiate in culla poco dopo la nascita. La ricostruzione dell’errore partita da una foto vista per caso su Facebook

23 anni vissuti come figlie delle famiglie “sbagliate”. Poi, dopo una foto vista per caso su Facebook, qualche ricerca e il definitivo esame del DNA, è stata ricostruita la verità: nel 1989, all’ospedale di Canosa di Puglia, pochi minuti dopo la nascita, Antonella e Lorena sono state scambiate per errore e data l’una alla famiglia dell’altra. Una vicenda che sembra uscita da un film ma che, invece, è del tutto reale, tanto da essersi conclusa (se una storia del genere può mai considerarsi davvero conclusa) con una sentenza che assegna alle parti in causa un risarcimento record: 215 mila euro ciascuno alla madre e il padre di una delle due ragazze; 80 mila euro al fratello per “non aver potuto vivere compiutamente la relazione parentale” e 500 mila euro ad Antonella.

Una delle bambine scambiate cresce in una famiglia violenta e viene abbandonata

Nello “scambio”, quest’ultima è sicuramente stata la più sfortunata, finendo in una famiglia con una situazione economica difficile, un padre violento e subendo un primo abbandono, prima di essere affidata a un istituto e, quindi, venire adottata. Nulla è stato detto dai giornali relativamente alla famiglia adottiva, che in questa storia di scambio non rientra.
Lorena, invece, l’altra delle due neonate scambiate, ha vissuto in una famiglia in cui i contrasti non sono mancati, così come le incomprensioni, ma la cui situazione non è per nulla paragonabile a quella della famiglia di Antonella.
Per Lorena il procedimento per il riconoscimento del danno è ancora in corso.
I giudici che hanno esaminato la questione hanno ricostruito la vicenda oltre ogni ragionevole dubbio, imputando alla Regione, cui l’ospedale afferisce, il risarcimento del danno subìto.

La ricostruzione parte da una foto vista su Facebook

A dare il via alla ricostruzione è stata proprio Lorena che, guardando delle foto su Facebook, si è imbattuta in un ragazzo che le assomigliava in modo incredibile. Scoperto che questo ragazzo aveva una sorella della sua stessa età (Antonella), i sospetti si sono fatti sempre più convincenti, fino a che l’esame del DNA non ha fugato ogni dubbio sullo scambio avvenuto subito dopo la nascita.
Al di là della vicenda in sé, rimane da chiedersi se il risarcimento sarebbe stato riconosciuto della stessa entità se la storia di Antonella fosse stata diversa e la sua famiglia non si fosse dimostrata violenta e inaffidabile, fino ad abbandonarla.
Perché comunque, le cose fossero andate come avrebbero dovuto, sarebbe stata Lorena a subire il suo stesso destino, con la differenza di non potersi appellare a nessuno scambio. Non che questo fatto permetta di tirare una conclusione, ma fa riflettere come, in fin dei conti, nessun bambino possa scegliersi la famiglia e come l’abbandono sia qualcosa che può capitare a chiunque. E, in genere, nessun bambino viene risarcito per questo, ma può solo sperare di trovare una nuova famiglia che lo accolga davvero per come è, indipendentemente dalla culla in cui è nato.