Scegliere il Paese di provenienza del proprio figlio? L’adozione internazionale non è questo…

“Non sapevamo chi fossi, sapevamo solo che dietro alla porta c’era un bambino che voleva un padre e una madre. E noi abbiamo aperto”

“Vogliamo adottare, ma preferiremmo non avere bambini dell’est Europa”. Questa frase è stata realmente pronunciata durante il primo incontro di una coppia, in possesso di decreto di idoneità all’adozione internazionale, con l’ente autorizzato cui la coppia stessa intendeva conferire il mandato. Entrambi gli aspiranti genitori si sono presentati sorridenti, interessati e motivati all’appuntamento. Eppure hanno posto un vincolo. Il motivo? L’eccessiva rigidità dell’educazione impartita ai bambini a quelle latitudini.

Ma questa, purtroppo, è solo una delle varie (e assurde) motivazioni con cui tante coppie esprimono la propria indisponibilità ad adottare bambini provenienti da questa o quella parte del mondo: si va dai troppi viaggi alla permanenza troppo lunga, passando per l’eccessiva burocrazia.

Certo, sono problematiche fastidiose, non c’è dubbio. Ma chi decide di accogliere un figlio nella propria famiglia, di fare un passo così importante, deve essere consapevole che le difficoltà ci sono, che vanno affrontate. In virtù di una scelta d’amore vero. Che non può essere, dunque, condizionato.

Perché l’adozione internazionale è proprio questo: starsene chiusi in una stanza con il proprio coniuge, sentire bussare alla porta, sapendo soltanto che dietro a questa c’è un bambino abbandonato che potrebbe diventare figlio; non si può sapere chi sia, di che colore sia la sua pelle, se goda di buona salute o meno, se sia grande o piccolo… l’unica certezza è che questo bambino muoia dalla voglia di diventare finalmente un vero figlio.

L’aspirante genitore, così, si trova di fronte a un bivio: aprire o non aprire quella porta …ma non può guardare nel buco della serratura o socchiuderla appena appena per sbirciare. Una sola azione può compiere: ma una volta aperta quella porta, entrerà suo figlio, non selezionato, né preconfezionato… ma accolto nella più totale libertà. E, per tutta la vita, specialmente nei momenti più oscuri e difficili, guardandolo negli occhi, gli potrà dire: ‘Non sapevamo chi fossi, sapevamo solo che dietro alla porta c’era un bambino che voleva un padre e una madre. E noi abbiamo aperto”.