Siria. Un allarme colera colpisce il Paese già piegato da 11 anni di guerra

Le autorità sanitarie siriane hanno lanciato un allarme sulla diffusione di un migliaio di casi di colera che hanno portato già ad alcuni decessi. Il pericolo maggiore arriva dall’uso di acqua contaminata. Portare acqua potabile, specie nei campi profughi, è sempre più una priorità

C’è una frase, stupida finché si vuole, con la quale ci si prova a “consolare” quando le cose vanno male: “Se non altro – si dice – peggio di così non può andare”. Invece, spesso succede che “peggio di così” può andare! E succede soprattutto in quei contesti dove le difficoltà sono già terribili e le sofferenze oltre il livello di guardia.

Allarme colera in Siria

Succede nella martoriata Siria, dove oltre 11 anni di guerra sanguinosa hanno spossato la popolazione, distrutto città e famiglie, creato milioni di profughi. È notizia recente che, in una situazione che definire precaria è un eufemismo, si siano verificati molti casi di colera. Ancora non si parla di “epidemia”, ma i numeri sono già importanti e ci sono stati già dei morti. Quello che soprattutto spaventa sono le caratteristiche di questa malattia, velocissima nel diffondersi, specie in situazioni sanitarie e igieniche precarie.
Per il momento, le aree più colpite sono quelle sotto il controllo del governo siriano, in particolare nella città di Aleppo, e le zone controllate dai curdi nel nord est del Paese. Ma, proprio per la contagiosità sottolineata prima, anche i territori di nord-ovest, dove sono attivi i progetti di Ai.Bi. e del suo partner locale Kids Paradise, non possono considerarsi al sicuro.
Secondo il Ministro della Salute siriano, nel periodo tra il 25 agosto e il 10 settembre sono stati segnalati 936 casi di pazienti con sintomi riconducibili al colera e 8 decessi. Una prima, rapida valutazione della situazione da parte delle autorità sanitarie ha portato a individuare come possibile principale causa dell’infezione l’acqua non sicura dal fiume Eufrate, che diverse persone bevono, e l’utilizzo di acqua contaminata per irrigare i campi, con conseguente contaminazione degli alimenti. Si tratta di una diretta conseguenza della grande siccità che ha colpito il Paese e che ha costretto gli abitanti a cambiare anche le abitudini igieniche, o a indebitarsi per sostenere i costi di approvvigionamento di acqua pulita.

Un aiuto per la popolazione siriana

Proprio il rifornimento di acqua potabile con cisterne mobili nei campi profughi dell’area di Idlib è stato uno degli obiettivi dei progetti di Ai.Bi. in Siria, così come la fornitura di pane a 2000 nuclei famigliari vulnerabili; l’acquisto di 350 tonnellate di grano da coltivatori locali; la sterilizzazione e il confezionamento di 50 tonnellate di grano da distribuire a 400 agricoltori vulnerabili la cui selezione è tutt’ora in corso.
Le attività di cooperazione internazionale in Siria possono essere sostenute attraverso una donazione libera da parte di tutti. Come tutte le donazioni ad Ai.Bi. anche quelle per i progetti in Siria godono delle seguenti agevolazioni fiscali.