Thailandia, stop al mercato degli uteri in affitto: maternità surrogata vietata alle coppie straniere

UTERO IN AFFITTOStop al turismo riproduttivo in Thailandia. Il 30 luglio è infatti entrata in vigore una legge che mette in atto uno stretto giro di vite contro la pratica dell’utero in affitto. Le nuove norme vietano la maternità surrogata “per profitto” e il ricorso a questa pratica di riproduzione medicalmente assistita da parte delle coppie straniere, con l’obiettivo di tutelare maggiormente sia le donne thailandesi che i neonati.

Nello specifico la legge approvata a Bangkok rende illegale per le cliniche fornire servizi di maternità surrogata, compreso l’acquisto e la vendita di sperma e ovociti e l’affitto di uteri di madri surrogate. Da ora in poi, a poter accedere ai servizi di riproduzione assistita negli ospedali saranno soltanto le coppie senza figli, sposate ed eterosessuali, a cui sarà richiesto un certificato medico. Le coppie straniere saranno totalmente escluse dal ricorso a questa pratica. Quelle miste, composte da un thailandese e una straniera (o viceversa) potranno candidarsi a una maternità surrogata, ma dovranno attendere almeno 3 anni dalle nozze per poter presentare la relativa domanda. A valutare caso per caso se dare il permesso alle coppie sarà un ufficio pubblico.

Con la nuova legge, inoltre, solo le sorelle biologiche potranno prestare il proprio utero. Unica eccezione prevista è quella nel caso in cui entrambi gli aspiranti genitori siano figli unici o non abbiano sorelle: in tale situazione, sarà ammesso il ricorso a una madre surrogata esterna alla famiglia.

Molto severe le pene previste per chi contravviene alle nuove norme. I medici che non rispetteno la legge rischiano fino a un anno di carcere e una multa salata. Per le coppie che violano la legge è prevista la detenzione fino a 5 anni, che salgono a un massimo di 10 per le donne che affittano il proprio utero per denaro.

Il parlamento e il governo thailandesi hanno deciso quindi di correre ai ripari per limitare una pratica troppo diffusa: il loro Paese era diventato infatti una delle mete preferite delle coppie di tutto il mondo, anche omosessuali. Le gocce che hanno fatto traboccare il vaso, in questo caso, sono state alcune recenti vicende di cronaca. A cominciare dal triste caso di “Baby Gammy”, il bambino nato con la sindrome di Down e non riconosciuto dalla coppia australiana che lo aveva “commissionato”. Sempre in Thailandia un uomo giapponese ha tentato di stabilire un discutibile record: già padre di 16 bambini avuti da diverse madri surrogate, puntava ad arrivare a 100 figli. Senza dimenticare il caso di Carmen, la bimba nata da utero in affitto a gennaio 2015, alla quale una coppia omosessuale ispano-americana non voleva rinunciare, preferendo non lasciare il Paese asiatico in attesa di poterla portare via. I due hanno adottato la neonata in base alla vecchia legge, poi abrogata a febbraio. Nel frattempo, la donna che ha partorito Carmen, dopo aver saputo che la piccola sarebbe stata cresciuta da una coppia omosessuale, ha rifiutato ai due il permesso per l’espatrio della bambina.

 

Fonte: Avvenire