Un nuovo trauma per i Misna: “Chi ci sorriderà adesso?”

foto ragazzi“Casa Mosè non va chiusa perché aiuta tanti ragazzi lasciati soli .Perfavore perfavore non chiudere casa Mosé AIBI a dato una possibilità in più alla mia vita” . In un italiano ancora non perfetto Muhammed Fadel Kanteh lancia il proprio disperato appello su facebook con la speranza che succeda un miracolo: non chiuda quella è stata la sua prima famiglia dopo essere stato salvato dal mare.  Là in quella casa di accoglienza, a Messina, ha trovato sorrisi, occhi dolci, mani che tendevano verso di lui per rialzarsi e ricominciare a camminare verso un futuro migliore,  voci che lo riconoscevano e lo chiamavano per nome. Non più un numero, non più uno dei tanti arrivati ammassati con il barcone della speranza. Lui Muhammed grazie agli operatori Ai.Bi di Casa Mosè ha avuto la sua vera chance di vita. Una possibilità che ora potrebbero non avere gli altri minori che continuano ad arrivare sulle coste siciliane con il barcone della speranza data l’imminente chiusura del centro fra 2 giorni. “Ai.Bi. is my italian family” scrive un altro minore sul famoso sociale network (che in poche ore è stato preso d’assalto con commenti e appelli vari ad istituti ed enti per scongiurare la chiusura del centro). E non è l’unico. Sono diverse decine le preghiere on line e i “like” . “Casa Muse no Chiudi- dice Ahmed Akim –  casa Muse buono”. A lui fa eco Mohamed Gedo“ io prema in casa mosa e casa mosa molto buono perche chiuso tutti in casa mosa tutti famiglia casa mosa no chiuso perchè tutti in casa mosa famiglia”. C’è chi, invece, come Mirko ha già perso le speranze e rivolge il suo pensiero  “a tutti voi e ad Ai.Bi che mi ha permesso in questi 13 anni di conoscere persone meravigliose. grazie ai mie “figli” , a tutti quelli che mi hanno chiamato “mamma Italia “, a tutti quelli che hanno pianto e riso con me. A tutti quelli che lontani ormai kilometri non mancano ogni sera di augurarmi la buona notte. Grazie di esistere. ! Insomma, per i minori non accompagnati è la perdita di un punto di riferimento: un altro trauma, un altro abbandono, un altro addio a quanto gli è di più caro. Ora che ne sarà di loro? Chi si occuperà di loro? Chi tenderà loro una mano sorridendo e chiamandoli per nome? Da chi si sentiranno riconosciuti come figli? Insomma chi li farà sentire di nuovo al sicuro, protetti come solo una famiglia sa fare? Su quali muri i ragazzi miracolati dal mare scriveranno “Ai.Bi. is my italian family”?Quale Mosè arriverà da loro per salvarli nuovamente dalle acque? Quel Mosè, quel nome che proprio i ragazzi 7 mesi fa hanno deciso di dare alla casa che li stava accogliendo. Mosè la figura fondamentale nell’Ebraismo, del Cristianesimo, dell’Islam, e di molte altre religioni. Per gli ebrei è il più grande profeta mai esistito, per i cristiani colui che ricevette la legge divina, per gli islamici uno dei profeti, la cui rivelazione originale andò perduta. Mosè, quindi è una figura che lega tutti e pur nelle differenze tra una religione e l’altra, aiuta a esaltare le affinità, rispetto alle differenze. Che è poi la base su cui si può costruire la cultura dell’accoglienza.